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Sabato 19 Maggio 2012 - Libertà

«Cattura-polveri per Arpa»

L'allarme sul particolato ultrafine, serve uno strumento

Polveri fini e finissime in libera uscita, ad Arpa serve un "acchiappa" particelle mobile. L'appello è lanciato. Con una strumentazione simile usata agli incroci stradali o in altri punti sensibili di presumibile rischiosità, si potrebbe avere sottomano una mappa più fedele delle emergenze ambientali della città.
L'idea nasce a margine di una riflessione di Giuseppe Biasini, direttore di Arpa Piacenza, sui risultati recentemente esposti dal Leap, il superlaboratorio attivo nella Centrale Emilia, che ha presentato le sue indagini sul particolato ultrafine, il più pericoloso per la salute, a Palazzo Rota Pisaroni. Una ricerca d'avanguardia sostenuta dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Molte cose sono state esplicitate: il traffico è il killer numero uno, gli abitacoli delle auto attraverso il riscaldamento e in assenza di filtri, trattengono notevoli quantitativi di queste sostanze infinitesimali. Il Lungo Po è particolarmente toccato. Piacenza non va bene. Siamo agli inizi degli studi. E Arpa, chiamata a commentare la situazione, non nasconde che uno strumento mobile come quelli utilizzati dal Politecnico sarebbe utilissimo.
L'Agenzia regionale di protezione dell'ambiente deve fronteggiare, come tutti gli enti simili, l'inevitabile contrazione delle risorse a disposizione e difficilmente ci si possono aspettare finanziamenti pubblici su un fronte ancora così sperimentale quando è già un grande sforzo mantenere l'esistente. Peraltro, la nostra regione è tra le più avanzate sul tema delle nanopolveri, seppure in assenza di normative. Peraltro, se l'allarme rosso relativo alle Pm10 è ben noto, Piacenza ha anche due punti di rilevamento delle polveri fini in via Ceno e a Gerbido, dove si rilevano in microgrammi al metro cubo le Pm 2,5. Più complesso scendere sotto questi valori. «Arpa Emilia Romagna ha avviato progetti importanti come Moniter e Supersito che prevedono queste misure, con la classificazione di particelle, diametri e dimensioni, analisi chimiche» premette Biasini. A Piacenza, che pure rientra in questa rete, sarebbe utile un contaparticelle laser, che suddivide per classi le particelle stesse. Senza voler ottenere una precisione assoluta con strumenti molto particolari come questi portatili, e anche ammettendo delle consistenti oscillazioni, si avrebbero misure interessanti. «Forse però a Piacenza varrebbe la pena soprattutto di misurare il black carbon, la frazione carboniosa» avverte Biasini. «E' molto significativo poter indagare su numero e dimensione del particolato, per farne una comparazione tra numero, dimensione e peso, cercando di verificare l'ubiquità, la permanenza in aria, la caratterizzazione delle ultrafini». Una frontiera che dovrebbe stimolare enti pubblici e privati ad impegnarsi per regalare ad Arpa uno strumento simile a caccia delle particelle come quelle della famiglia di 0,1 micron, ultrafini, silenziosi veleni per i polmoni.

Pat. Sof.

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