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Lunedì 21 Maggio 2012 - Libertà

Teologia ecologica in risposta alla crisi

Piacenza Teologia: gli interventi degli studiosi nell'ultima giornata in Fondazione

di BETTY PARABOSCHI
Teologia ecologica: è questa la risposta alla crisi, alla complessità della società, agli infiniti mutamenti di un mondo che trema (in tutti i sensi) che Piacenza Teologia 2012 ha inteso dare con una serie di incontri, convegni, spettacoli e concerti che hanno animato la città nel fine settimana appena trascorso.
«La crisi ecologica che stiamo vivendo richiede il contributo della teologia», ha spiegato lo studioso Wasim Salman, che con il suo intervento ha aperto ieri mattina la tavola rotonda che si è svolta per tutta la giornata all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. «Con la tragedia di Chernobyl è nata una nuova consapevolezza del problema e con la Dichiarazione di Stoccolma del 1972 l'Onu ha dato all'uomo la responsabilità della natura, ha mostrato il legame fra la prosperità umana e il mantenimento dell'ambiente». Da qui si parte, da un'ecologia che finalmente afferma il diritto della natura a essere protetta non come oggetto su cui l'uomo è chiamato a esercitare il suo dominio: «L'uomo è un prodotto della natura che è umanizzata: diventa una imago mundi - ha spiegato Salman -, ecco allora la necessità di una collaborazione collettiva in cui la teologia è chiamata a comprendere la natura come creazione; l'importanza di tornare all'unità e a una prospettiva di conoscenza per partecipazione».
Giulio Maspero della Pontificia Università della Santa Croce di Roma parla di una «tragedia relazionale della società»: partendo dall'analisi dei concetti di "economia" ed "ecologia" intesi quali pensiero e legge della casa, lo studioso ha evidenziato la necessità di ripensare il rapporto tra Dio e il mondo partendo dal Padre. «Questa crisi ha delle ragioni teologiche che io definisco "economologiche" perché investono le sfere del nomos e del logos», ha spiegato Maspero. «Solo il recupero della relazione ci può permettere di tornare a ripensare il mondo secondo una matrice teologica».
E se di relazione si parla, tutti gli studiosi (da Leo Ferraris a Gianfranco Nicora, da Gianni Vacchelli a Lucrezia Piraino, da Dimitrios Keramidas a Iolanda Poma fino a Guido Cusinato che sono intervenuti ieri pomeriggio, mentre in mattinata a confrontarsi sono stati il teologo Tonino Drago e il presidente dell'associazione Interdipendence di Torino Claudio Torrero) hanno messo sotto i riflettori, in modi più o meno diversi, l'assenza dello Spirito Santo dalla teologia occidentale che non ha sviluppato pienamente la dottrina trinitaria: ma la relazione va intesa anche nei confronti delle altre religioni non monoteistiche che, come ha evidenziato Torrero, «possono rappresentare un'occasione per sciogliere l'ambiguità contenuta nel concetto di evangelizzazione e l'equivoco del monoteismo antiecologico».
Il presidente di "Interdipendence" è partito dai presupposti della crisi del religioso causata dalla secolarizzazione: «Alla base c'è l'insorgere del monoteismo che ha portato a un allontanamento dal mondo naturale e all'emergere della signoria umana sulla natura», ha spiegato. «Diverso è il caso dell'uomo della civiltà tradizionale, che si può incontrare ad esempio in India, che vive in un orizzonte sovraordinato inafferrabile nel quale la conoscenza è rivelazione, dono. Fra le due realtà c'è una frattura che può essere superata solo con una teologia ecologica intesa come "fecondazione reciproca" fra le religioni». O, per dirla con i termini di Jurgen Moltmann riprese da Drago, con una «teologia della speranza che privilegia la non-violenza e propone una riorganizzazione della religiosità cristiana fondata sull'etica e sulla speranza».

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