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Domenica 29 Aprile 2012 - Libertà

Celebrando il maestro Nicolini

Al Municipale un interessante convegno dedicato al musicista. Con gli studiosi Fiori, Pfeiffer, Baucia ed intermezzi musicali di Schirinzi, Scano e Padova

piacenza - Trovarsi davanti al civico 9 dell'attuale via Nicolini può fare oggi un certo effetto: lì nacque infatti, 250 anni fa, Giuseppe Nicolini, compositore di gran successo nei primi decenni dell'Ottocento poi dimenticato sotto le spinte delle innovazioni rossiniane.
Oggi fortunatamente di Nicolini si torna a parlare: il merito è del conservatorio piacentino che dal 1977 ne porta il nome e che, insieme al Comune di Piacenza, la Fondazione Teatri e la Società Italiana di Musicologia, si è fatto promotore di una tre giorni di celebrazione dell'illustre piacentino. All'interno del programma il "piatto forte" è stato rappresentato dalla giornata di studi Nicolini e dintorni che si è svolta ieri al Ridotto del Municipale e che è stata organizzata dal comitato scientifico guidato da Patrizia Florio e Patrizia Radicchi: l'iniziativa, alla quale hanno presenziato anche gli assessori Paolo Dosi e Maurizio Parma, ha rappresentato un momento importante per esplorare più a fondo la produzione operistica di Nicolini «anche perché», ha evidenziato il presidente del conservatorio Daniele Cassamagnaghi, «questo convegno darà luogo a una pubblicazione». Nell'attesa che gli atti vengano editati non è restato che gustarsi la giornata di studi e gli approfondimenti che hanno visto alternarsi gli studiosi Roland Pfeiffer, Sara Elisa Stangalino, Federico Furnari, Giorgio Fiori, Guglielmo Pianigiani, Mariateresa Dellaborra, Luca Chierici, Patrizia Florio, Massimo Baucia, Lorenzo Mattei, Giorgio Apollonia, Paolo Mechelli e Patrizia Radicchi; una pausa felice è stata rappresentata dall'Intermezzo musicale che ha visto il soprano Francesca Schirinzi e i pianisti Guido Scano e Andrea Padova uniti nell'esecuzione delle Sei ariette per soprano e pianoforte e della Sonata in La maggiore per pianoforte solo".
Tornando invece ai contributi critici degli studiosi, a introdurli è stato il direttore del conservatorio Dorsi: «Dal 1790 al 1820 il Nicolini operista riscuote ampi successi» ha spiegato, «ma quel trentennio rappresenta anche una fase di passaggio: c'è un ricambio generazionale che coincide con la morte di Cimarosa e Paisiello e i primi successi di Rossini; un cambiamento dei gusti del pubblico con il declino dell'opera seria che inizia già nella seconda metà del Settecento e che a inizio Ottocento cede il passo all'opera romantica; un mutamento anche nella librettistica e nella vocalità se si pensa che nel 1798 nello Stato della Chiesa viene meno la proibizione di far esibire le donne sul palcoscenico e nel 1815 nel Lombardo Veneto viene proibita la partecipazione dei castrati alle rappresentazioni».
È in questa temperie dunque che Nicolini, figlio del maestro di cappella Omobono trasferitosi a Piacenza nel 1750 e di una piacentina, nasce in via Nicolini 9, come ha scoperto e spiegato ieri Fiori: «La sua è una famiglia di artisti» ha continuato, «oltre al padre, il fratello Mariano è stato un pittore eccellente lodato persino da Gaspare Landi e del quale si conservano tre tempere a Palazzo Scotti: muore giovane, a 25 anni». Diversamente dal fratello Giuseppe, morto a quasi 81 anni in miseria con la volontà, scritta nel testamento olografo studiato da Fiori, di un funerale senza musica: sepolto nella cappella di Santa Maria degli Angeli al cimitero, alla vendita di quest'ultima i suoi resti vengono messi nell'ossario, lì dimenticati come il talento dell'illustre piacentino che forse oggi la città è pronta a celebrare.

Betty Paraboschi

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