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Mercoledì 25 Aprile 2012 - Libertà

Con Blackshaw perle tra pop e classica

Un mistico della musica ai Teatini: successo

piacenza - La frase che ricorre maggiormente su di lui è che sappia far riconciliare chiunque con la musica. Frase fatta forse, ma non se di mezzo c'è James Blackshaw, poeta dalle accordature impossibili per la maggior parte dei (bravi) chitarristi viventi rese possibili da un giovane inglese di una trentina d'anni che, indifferente ad alcuni suoi dischi acclamati dalla critica di tutto il mondo, sa presentarsi ancora con l'umiltà dell'ultimo suonatore di strada. Salvo poi conquistare, ammaliare, sconvolgere il pubblico che ha di fronte.
Non hanno fatto eccezione i tantissimi piacentini che hanno affollato la Sala dei Teatini per assistere al concerto di Blackshaw che ha aperto Musiche nuove a Piacenza, rassegna che vede uniti l'associazione culturale "Novecento", il conservatorio "Nicolini", Futura Informatica, Comune di Piacenza e Fondazione di Piacenza e Vigevano: l'idea del curatore della kermesse Massimo Marchini di portare a Piacenza quello che a tutti gli effetti è considerato ed effettivamente è l'erede dei due grandi mistici della chitarra americana Robbie Basho e John Fahey si è rivelata vincente. Certo le premesse erano buone: Blackshaw è ritenuto da molta critica uno dei migliori chitarristi viventi e probabilmente lo è per quel suo approccio "visionario" alla musica e allo strumento, una vecchia Guild a dodici corde che il compositore sa maneggiare, padroneggiare e accudire con delicatezza e forza, lasciandone uscire una musica nuova.
A metà strada fra classica, folk e pop, la mistica del quotidiano che Blackshaw ha saputo raccontare l'altra sera senza bisogno di parole ma solo con gli accordi della sua chitarra ha conquistato tutti: in che modo lo abbia fatto non si comprende. Forse per la capacità tutta sua di fare della musica un veicolo di comunicazione vero e capace di farsi portavoce di una carica emozionale senza limiti; forse per quella semplicità umile con cui si è presentato al pubblico, lo ha ringraziato e alla fine si è accommiatato, non prima però di aver concesso un bis richiesto da una fiumana di applausi; resta il fatto che, fra i tanti chitarristi che si possono ascoltare, Blackshaw rappresenta una felice sorpresa, un'onda nuova che sa recuperare tracce di memorie perdute, note arcane che sembrano riecheggiare preghiere e ciclici raga già a partire dai titoli, Celeste, The cloud of unknowing, Litany of echoes, Cross e Past has not passed. Il compositore che si è presentato ai piacentini l'altra sera, dopo un felice inizio affidato alla giovane e brava cantautrice piacentina Anna Barbazza che al pubblico ha offerto un brano del suo album in preparazione e due cover, è forse uno degli ultimi paladini delle tradizioni antiche riprese però in modalità inconsuete e meravigliose, uno degli ultimi improvvisatori che sulla scia dei pre-barocchi sa mescolare con spontaneità e delicatezza antico e nuovo. «Onde silenziose e manifesti programmatici di orgogliosi movimenti ancora da scrivere» ha scritto della sua musica Marchini: una ventata di nuovo che parla una lingua e una musica arcana e capace di dialogare e affascinare qualsiasi generazione.

Betty Paraboschi

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