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Mercoledì 25 Aprile 2012 - Libertà

Artaud, poeta della scena e dell'eccesso

Gianni Poli in Fondazione per il ciclo sul teatro del '900 a cura della Filo

piacenza - Antonin Artaud: una personalità sfuggente ai soliti approcci della critica. Per questo il critico teatrale Enrico Marcotti, curatore e moderatore del ciclo di incontri sostenuti dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano che vanno sotto il titolo Stanislavskij, Mejerchol'd, Artaud, Brecht: la scena teatrale e la rivoluzione dei grandi teorici del '900, ha chiamato in cattedra all'auditorium della Fondazione per il terzo appuntamento il critico, saggista e studioso genovese Gianni Poli.
Artaud è una personalità controversa del Novecento, amava il limite, fu travolto da questa sua potenza devastatrice, lavorò da una parte all'ossessiva ricerca dell'unità, dell'assoluto, dall'altra all'esplosione della coscienza e dell'io. Si ribellò al surrealismo, creò una forma di teatro etichettato come "Teatro della crudeltà", ma la sua ricerca si lanciò anche nel misticismo, come nell'invenzione materialista del "corpo senza organi". Poli ha percorso nella sua conversazione i passi della vita e dell'estetica di questa personalità singolare, controversa e contradditoria, in cui gli opposti convivono e si intrecciano: dalla scomposizione alla proliferazione. «Ogni elemento viene messo in discussione - ha spiegato Poli, - Artaud è una personalità in continua contraddizione con se stessa, consumata da un fuoco interiore, non facile da catalogare. Ebbe una vita tormentata: andò in manicomio, fece uso di droghe, oppiacei peraltro prescritti dai medici». Il suo inizio artistico avvenne come poeta, poi le prime frequentazioni parigine all'atelier di Charles Dullin, dove fece un apprendistato di attore, ma si dimostrò poi insofferente al modo di fare teatro del tempo e cominciò il suo ripudio e la sua contestazione. Poli ha letto un testo del 1924, L'évolution du décor, in cui Artaud tratta dell'arte del teatro manifestando polemiche e contrasti: «Bisogna ignorare la messa in scena... Cercare purificazione e oblìo per dare al teatro il gesto umano… Sbarazzarsi di ogni realismo, di ogni logica… Il teatro bisogna rituffarlo nella vita». Ascesi mistica e arte concreta convivono.
Artaud fondò il Teatro Alfred Jarry e nel 1927 mise in scena lo spettacolo Ventre brulée ou la mère folle, nel 1930 per mancanza di fondi il teatro chiuse i battenti.
Il teatro e il suo doppio è il testo in cui emerge in maniera più completa l'utopia teatrale di Artaud. Pubblicato nel 1938 presenta un teatro che è sempre più poesia e meno rappresentazione. Gli ultimi gesti di Artaud sono la storia di un uomo che intende essere lui stesso spettacolo. Il "Teatro della crudeltà" è l'intuizione dolorosa del futuro, è una crudeltà non riconducibile al concetto che abbiamo ora. Ne Il teatro e il suo doppio Artaud analizza il ruolo della regia che non deve essere un semplice specchio di rifrazione del testo sulla scena.
Sui puntuali interventi di Marcotti, Poli ha narrato la follia e l'umanità dolente di Artaud, aiutandosi con la lettura di testi e con l'ascolto di una registrazione storica Per farla finita col giudizio di Dio, una conferenza scritta per la radio, ma poi censurata per lo sfacciato antiamericanismo, certo discutibile, ma possiamo dire profetico.
«Ci lasciamo con qualche dubbio in più», ha concluso Marcotti ricordando che le conferenze verranno raccolte in una pubblicazione e che è in gestazione un ulteriore ciclo di incontri per il prossimo anno.
A conclusione della conversazione Gianni Poli ha fatto vedere al pubblico disegni, foto e documenti che hanno arricchito le impressioni sull'inafferrabile figura di Artaud.

Lea Rossi

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