Sabato 21 Aprile 2012 - Libertà
Fondazione, ecco i conti. «Svalutati 40 milioni»
Marazzi: ci siamo difesi, il patrimonio è di 385 milioni
Fondazione di Piacenza e Vigevano alla resa dei conti. Fra progetti solidaristici importanti e polemiche nate sugli investimenti effettuati, l'istituto fa fronte, non senza contraccolpi, agli scossoni dei terremoti finanziari globali che dal 2008 hanno generato oscillazioni indiscriminate, abbattendo i vantaggi di un triennio tra il 2006 e il 2008 dove si era incrementato il patrimonio di una quarantina di milioni. E' il profilo che emerge dalla presentazione del bilancio 2011 al consiglio generale, riunitosi ieri in via Sant'Eufemia, dopo il Cda, dove le criticità sono state presentate con i numeri. Il bilancio, che sarà consultabile su Internet nel segno della trasparenza, è stato approvato all'unanimità. Al presidente Giacomo Marazzi chiediamo di sintetizzarne i passaggi salienti.
Come chiude la gestione 2011?
«Con un avanzo di esercizio di 9 milioni e 575 mila euro. Con i tempi che corrono è una cifra importante. Abbiamo avuto un rendimento degli investimenti pari al 4,17 lordo e al 3,78 per cento netto, il contributo più significativo viene dai dividendi della Cassa Depositi e Prestiti. Nel dissesto generale della situazione finanziaria ed economica, i conti reggono, con erogazioni per 7 milioni e 427mila euro».
La vera preoccupazione sono gli investimenti compromessi in Monte Parma, pari inizialmente a 72 milioni di euro. Non sono mancate accuse pesanti rimbalzate in consiglio comunale. Avete aderito al nuovo aumento di capitale? E soprattutto com'è messo, oggi, il "forziere" dei piacentini?
«Cerchiamo di difenderlo, la situazione non è semplice. Il patrimonio, quello netto più gli immobili, è passato da 390 milioni di euro del 2005 ai 385 milioni di oggi (quello netto da 382 a 370, gli immobili da 8 a 15 milioni, ndr) avendo comunque effettuato in questi sette anni ben 55 milioni di erogazioni. Siamo scesi di 5 milioni e in queste svalutazioni dobbiamo considerare 15 milioni per sanare la situazione dell'investimento delle Funivie di Marilleva, retaggio di anni passati. E poi c'è stata la volontà rigorosa di allineare i valori del nostro investimento in Banca Monte Parma ai prezzi di mercato, di concerto con la società di revisione che opera una certificazione volontaria del nostro bilancio e abbiamo svalutato di 24,5 milioni la nostra partecipazione in Banca Monte, che oggi però è pulita e patrimonializzata e potrà dare risultati positivi con l'alleanza di Banca Intesa».
Svalutare di 40 milioni complessivi è un colpo duro, per quanto le Fondazioni tutte hanno subito perdite.
«Molte svaluteranno pesantemente quest'anno. La Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino, fra le poche che ha chiuso il bilancio 2011, da un patrimonio di due miliardi e 900 milioni è scesa di un miliardo. In quanto al nostro investimento in Monte Parma è stato fatto prima del 2008. Se avessimo investito in una banca diversa, quotata, avremmo avuto perdite superiori, basti considerare come sono scesi i titoli Unicredit o Banca Intesa. O anche Enel, una delle società più sane, che all'epoca valeva 6 euro ad azione, oggi vale 2,2-2,5. Ma Enel dà forti dividendi. Lo stesso vare per Iren, titolo che abbiamo sottoscritto e che ha perso il 75 per cento del valore, ma sono entrambe aziende sane e non si può non avere fiducia di una ripresa dei valori di Borsa. Il nostro portafoglio obbligazionario nell'insieme ha un rating superiore a quello dello Stato italiano, almeno doppia A. Dobbiamo pensare in prospettiva. Ci siamo adeguatamente difesi».
L'investimento in Monte Parma fu però sconsigliato da un vostro sindaco.
«Quel sindaco, in sede di aumento di capitale, non potendo presenziare, inviò una nota che esprimeva il suo parere di mantenere limitato il nostro investimento. Ma dello stesso orientamento era tutto il consiglio di amministrazione. Dalla quota del 18 per cento abbiamo venduto a Banca Intesa il 2,75 della partecipazione al prezzo di acquisto del 2008. Questo ci ha dato un introito di liquidità importante. Oggi la nostra partecipazione è al 10 per cento, in una banca capitalizzata. A marzo si è fatto un aumento di capitale ridotto, mantenendo gli stessi diritti e due consiglieri. Un'eccessiva riduzione di quote avrebbe penalizzato il nostro patrimonio, poiché in Monte Parma ci sono accantonamenti per imposte anticipate di 50 milioni e un fondo imposte per 13 milioni».
Avete altri titoli "difficili"?
«Sì, dei derivati, del valore del 6-7 per cento del patrimonio, ma stiamo arrivando gradualmente a soluzione e ne ho riferito al consiglio generale. Sono investimenti ante-crisi, come gli acquisti a termine di azioni Unicredit e un'obbligazione Monte Paschi che fino ad oggi ci ha dato ritorni economici. Sono monitorati e in parte risolti, per esempio quelli riferiti a Banca Intesa. Una parte è stata chiusa senza perdite. Abbiamo però investimenti nella Cassa Depositi e Prestiti e Fondi Immobili Pubblici che hanno dato e daranno plus valenze. Da un investimento di 15 milioni pensiamo di realizzare un importo in cinque anni sui 28-30 milioni».
Ritiene che la sua gestione sia sotto attacco?
«E' una cosa strana, in sei anni non c'è mai stato nulla e ora, improvvisamente, è partita una campagna. Penso che ci sia chi si mette avanti per prendere questo posto. Sono interessi legittimi. Mi dà fastidio però il clima. Sarebbe meglio che ci si candidasse alla luce del sole».
Si parla anche di onorari, quali sono i suoi?
«Nessun mistero, siamo tra le Fondazioni più spartane e premetto che i gettoni sono fermi dal 2000: ho uno gettone netto di 3.400 euro al mese più 600 come consigliere di Monte Parma. Un nostro consigliere del cda percepisce circa mille euro al mese, 1.200 euro l'anno spettano a ciascun membro del consiglio generale».
Patrizia Soffientini
patrizia.soffientini@libero.it