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Domenica 22 Aprile 2012 - Libertà

Voci dal fronte della Grande guerra

Visita alla Casa del mutilato con lettura delle lettere dei soldati piacentini

piacenza - "Amici miei, perdonate la mia franchezza maledite la guerra, perché è il giuoco più stupido che l'umanità ha creato. Distrugge materialmente e moralmente l'individuo non l'esalta. Il trovarsi al fuoco non fa crescere l'entusiasmo ma spacca il cuore più ardente e più forte. L'ho provato e posso testimoniarlo; non vi dolga ciò che dico, ma è la verità". E' iniziata ascoltando le parole delle lettere spedite a Piacenza dal fronte della prima guerra mondiale la visita ieri alla Casa del mutilato in piazza Casali.
A dar voce a quegli scritti, redatti magari con un'ortografia incerta, si sono alternati Corrado Calda, Cristina Balteri, Serena Groppelli e Gian Paolo Bulla, direttore dell'Archivio di Stato, l'ente che ha promosso l'iniziativa, in collaborazione con l'Associazione mutilati e invalidi di guerra (Anmig), nell'ambito della XIV Settimana della cultura, a corollario della mostra sulla Prima guerra mondiale ospitata nei mesi scorsi a Palazzo Farnese nella sede dell'Archivio di Stato.
La Casa del mutilato ospita invece la sezione piacentina dell'Anmig, sodalizio sorto a livello nazionale e locale nel 1918 per prestare assistenza a coloro che tornavano dal campo di battaglia recando su di sé segni indelebili. Il vicepresidente dell'Anmig piacentina, Angelmario Rebecchi, il cui padre 94enne è un grande invalido, ha ricordato come all'indomani della vittoria si ponesse il serio problema di reinserire nella società civile i reduci, lesi nel corpo. Soltanto nel Piacentino nel 1918 i mutilati e invalidi raggiungevano il ragguardevole numero di quattromila persone, ai quali un trentennio dopo si aggiunsero coloro che furono colpiti durante la seconda guerra mondiale e la lotta di liberazione, come l'attuale presidente, il baritono Franco Piva, ferito nella battaglia di Monticello del 15-16 aprile 1945.
Tra i partigiani, ci furono anche le prime donne a essere ammesse all'associazione, per statuto aperta unicamente a invalidi, mutilati e ai loro eredi. Rebecchi ha sottolineato come uno dei compiti del sodalizio, specie adesso che, per motivi anagrafici, tanti reduci non ci sono più, rimane quello di custodire una memoria e promuovere il valore della pace: «I veri pacifisti sono proprio coloro che hanno vissuto sulla propria pelle gli orrori della guerra» ha osservato.
Sul versante della preservazione delle testimonianze, l'Anmig, grazie a un finanziamento della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ha avviato la sistemazione del suo archivio, illustrato ieri da Paola Agostinelli: «Su un'estensione di quaranta metri lineari, per ora ne abbiamo riordinati sedici», ha spiegato, mostrando alcune cartelle, tra cui quella dell'artista Alfredo Soressi, progettista dell'edificio di piazza Casali, dalla pianta ottagonale, con il significato - ha rimarcato Rebecchi - di un tempio-sacrario.
La costruzione risale al 1938 e originariamente l'ultimo piano non era tamponato, ma dalle apertura lasciava intravedere il profilo della cupola, come testimoniato da foto d'epoca. Al primo piano, nella sala del consiglio, due busti di Luciano Ricchetti commemorano rispettivamente Carlo Delcroix, a ventun anni rimasto privo delle mani, cieco e sfigurato in viso nel 1917 a Malga Ciapela sulla Marmolada, fondatore dell'Anmig, e il piacentino Alessandro Casali. Ad accogliere i visitatori, tra i quali anche studenti del liceo "San Vincenzo", Anna Riva, curatrice della mostra sulla Grande guerra.

Anna Anselmi

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