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Martedì 24 Aprile 2012 - Libertà

«Ministro Ornaghi, apra la Ricci Oddi bis»

Visita blitz in via San Siro del titolare del Mibac che promette: «Valuteremo i problemi»

Piacenza chiede al ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, di aprire una "porta". Quella barriera fisica che impedisce di unire la Galleria d'arte moderna Ricci Oddi a palazzo Ex Enel di via Santa Franca, futuribile sede bis per le collezioni e in senso più esteso di sostenere la desiderata cittadella della cultura visiva.
La Soprintendenza pone paletti e l'annosa questione del collegamento tortuoso è sufficiente a tener bloccato un progetto di recupero esecutivo che la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha già pronto nel cassetto.
Ornaghi ieri ha dedicato a questo tema una visita-blitz a Piacenza, accolto dal mondo culturale piacentino e prudentemente ha promesso non mare e monti in tempi di ristrettezze economiche ben note, ma di interessarsi per «valutare i problemi». Potrebbe nascere un tavolo di lavoro romano su questo fronte. Ad ogni buon conto, Ornaghi è stato accompagnato in una visita negli ambienti della galleria storica e di palazzo ex Enel.
Il titolare del Mibac è arrivato in via San Siro su invito del sindaco Roberto Reggi che ha rappresentato il desiderio della città di rendere «ancor più brillante un suo gioiello culturale qual è la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi», istituzione già nota a Ornaghi che come ex rettore dell'Università Cattolica conosce la città e le dimostra un particolare affetto (a salutarlo anche tanti esponenti dell'ateneo di San Lazzaro). Reggi, affiancato dall'assessore alla Cultura Paolo Dosi, chiarisce: «Non chiediamo soldi per la gestione, abbiamo sempre recuperato risorse locali, ma investimenti per l'ampliamento e per la creazione di un percorso virtuoso per le arti visive». Il presidente della Galleria, Vittorio Anelli, estende l'argomentazione chiarendo al ministro che la Galleria nata negli Anni ‘30 manca di aree di servizio, ad ogni evento estemporaneo, come la stessa mostra di Cassinari, si devono sottrarre spazi interni per assenza di locali dove allestire, non c'è caffetteria, non è a posto il sistema di climatizzazione. Anelli spera in alleanze con l'Expo 2015 che potrebbero portare risorse vitali.
Più «spietato» (la definizione è di Reggi) l'intervento di Giacomo Marazzi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano che ha acquistato anni fa palazzo ex Enel: «Pensavamo a uno spazio espositivo unico, ben collegato con quello storico, ma investire milioni di euro per fare qualcosa che non piace, che resta diviso, c'è anche una cinta, non va. Con la Soprintendenza abbiamo avuto molte discussioni - avverte Marazzi - e progressive regressioni sul progetto, che oggi non ci sentiamo di portare avanti». Parole forti, dal sapore ultimativo, che hanno creato qualche momento di sconcerto. Tuttavia andavano pronunciate se le cose stanno così. Ornaghi, che proprio in questi giorni si trova a far fronte all'emergenza-fondi nata sui musei dell'arte contemporanea del centro-sud, dal commissariamento del Maxxi di Roma, alle proteste al Madre di Napoli, al Riso di Palermo, ha ammesso la complessità di un sistema che esige apporti privatistici per funzionare. Non ci sono soldi, ripete, il patto di stabilità vincola i Comuni, occorre bussare al privato sociale come le Fondazioni («Lo sto facendo sul progetto della Grande Brera»). Rispetto a pochi decenni fa, dice, è cresciuta la domanda di cultura, eppure il patrimonio è in forte sofferenza («ogni giorno mi chiedo se crollerà qualcosa a Pompei... »). Ma su Piacenza e la Ricci Oddi promette: «Andremo a cercare le difficoltà e il modo di superarle. L'Expo non è una parola magica però possiamo inserire Piacenza, scendendo un po' a sud, nel sistema di valorizzazione di beni in Lombardia».
Perché quello che resterà dopo l'Expo è ancor più importante e la visita guidata agli spazi della galleria convince il ministro della bellezza di questo sogno.

Patrizia Soffientini patrizia.soffientini@liberta.it

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