Giovedì 26 Aprile 2012 - Libertà
Resistenza e territorio, un legame forte
In Fondazione approfondimento in vista della partenza della bicistaffetta partigiana
piacenza - Nel ricordo dei giovani, spesso ragazze, che pedalando, con gravi rischi personali, portavano messaggi dall'una all'altra delle brigate partigiane, da qualche tempo nel Piacentino si tiene, in concomitanza con le celebrazioni del 25 aprile, una bicistaffetta, che è anche l'occasione per riscoprire luoghi, episodi e figure della Resistenza.
Lo svolgimento dell'ottava edizione, in programma dal 28 aprile al 1° maggio, è stato preceduto da un incontro all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, al quale hanno preso parte: Fabrizio Achilli, presidente dell'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea (Isrec), Romano Repetti, segretario dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) di Piacenza e Gustavo Conni, dell'associazione Velo lento, tra i ciclisti che, a tappe di 100 chilometri il primo giorno, oltre 60 il secondo, 55 il terzo e 92 l'ultimo, attraverseranno la Valluretta, la Valtrebbia, per arrivare a Zerba, raggiungere quindi Santo Stefano d'Aveto, il passo del Tomarlo, Bedonia e l'alto Parmense, tornando quindi nella nostra provincia tramite la Valdarda, che a Sperongia di Morfasso ospita il museo della Resistenza.
Achilli ha introdotto l'iniziativa sottolineando i forti, reciproci legami, da noi come altrove, tra la lotta di Liberazione e il territorio, sotto forma di «tipo di insediamento, ma anche di modello organizzativo delle bande, al di là delle finalità militari. Si manifestava un solido senso di appartenenza e inoltre la lotta armata, esercitata con tecniche di guerriglia, condizionava il rapporto con la popolazione». I partigiani erano diffusi «omogeneamente nell'intero territorio provinciale, ma soprattutto in montagna, in zone che erano rimaste ai margini della grande storia. La guerra globale arrivò anche lì, portando pure questa componente sociale dentro gli avvenimenti. L'incontro tra operai della città e contadini della montagna, tra braccianti della pianura e piccoli proprietari diventò elemento di coesione, di partecipazione e di democratizzazione».
Con Repetti si sono ripercorsi i fatti più significativi accaduti lungo l'itinerario della bicistaffetta: la battaglia di Monticello nella Valluretta di Lino Vescovi "il Valoroso"; la battaglia del 26-27 agosto 1944 al Passo del Penice e al Brallo; il grande rastrellamento dell'inverno 1944-45; la caduta della Repubblica di Bobbio; «l'uccisione gratuita e brutale di quattro prigionieri feriti, che i nazi-fascisti si erano impegnati a portare in un ospedale genovese» commemorata da un cippo a Cerreto di Zerba; la zona da San Salvatore a Torriglia controllata dalla banda di Gaspare "il Croato", alla quale subentrò la divisione Cichero del comandante Bisagno, insediata a Rovegno; la Valdaveto di Ernesto Poldrugo, l'"Istriano"; le vicende delle Repubbliche di Compiano e di Bardi, «esperienze di autogoverno durate appena un mese»; la Morfasso di Vladimiro Bersani e Giuseppe Prati.
Nel pubblico, anche un partigiano, Bruno Pancini, nome di battaglia "Adamo", della brigata garibaldina di manovra "Caio", agli ordini dell'Istriano. Ottantotto anni ben portati, "Adamo" ha ricordato il valore e le capacità del suo comandante: «Nonostante fosse formata soltanto da meno di 300 elementi, la nostra brigata venne promossa a divisione, proprio per la bravura dell'Istriano, che riusciva ad attuare efficacemente le azioni di guerriglia, magari sparando un paio di colpi, senza preoccuparsi che andassero a segno, ma tali da confondere il nemico e riuscire quindi ad aggirarlo». I momenti peggiori? «Tutti i mesi del grande rastrellamento. Il nostro comandante però non ci ha mai abbandonati e siamo sempre rimasti uniti, superando quel terribile inverno».
Anna Anselmi