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Sabato 5 Maggio 2012 - Libertà

Con Dindo è un paradiso di note

Il violoncellista con la pianista Cattarossi al Nicolini: tre bis

di LEA ROSSI
Tre bis significano che il pubblico non vuole lasciar andare gli interpreti e che gli interpreti amano suonare e sono generosi.
Comincerei dalla fine, da questi tre bis, tutti di Rachmaninov, che il violoncellista Enrico Dindo e la pianista Monica Cattarossi hanno regalato dopo la Sonata in Sol minore op. 19 di Rachmaninov che ha occupato la seconda parte del programma. Come suggerito da Dindo, il numerosissimo pubblico presente l'altra sera nel Salone del Conservatorio ha potuto apprezzare, anche grazie a questi tre bis, l'opera omnia di Rachmaninov per violoncello.
Violoncello e pianoforte, dicevamo: una formazione a cui la ventesima stagione della Società dei Concerti dedica due appuntamenti. Una formazione che incontra il gusto del pubblico, come testimoniato dalla viva partecipazione che ha riempito il Salone l'altra sera, e che in quest'occasione è stata richiamata anche dal nome di Dindo.
Il duo ha presentato un programma nel segno della melodia. Nelle 12 Variazioni in Fa maggiore, op. 66 di Beethoven su Ein Madchen oder Weibchen dal Flauto magico di Mozart la leggerezza del tema mozartiano è trasfigurata dal genio di Bonn. L'Aria di Papageno è per Beethoven un'occasione per sperimentare attraverso le variazioni e mettere in risalto la duttilità espressiva del violoncello.
Con l'interpretazione della Sonata in La minore D. 821 "per Arpeggione" di Schubert è emersa in un crescendo l'espressività e la bellezza sonora del violoncello di Dindo, il colore e la tensione dell'arco, i pizzicati morbidi e potenti. Bravissimi entrambi, Cattarossi e Dindo, nel rendere la prorompente inventiva melodica di Schubert. Il secondo movimento, "Adagio", è un lied per violoncello, un canto melodioso e calmo, emozionante e calibrato. L'"Allegretto" finale è brillante e virtuosistico. Conquista il modo di Dindo di far risuonare il "la" corda vuota staccando il braccio sinistro dalla tastiera, aprendolo nel morbido gesto di far propagare il suono e dar voce al timbro del suo strumento: un Pietro Giacomo Rogeri (ex Piatti) del 1717 affidatogli dalla Fondazione Pro Canale.
Travolgente il duo Dindo-Cattarossi nell'esecuzione dell'impegnativa Sonata in Sol minore op. 19 di Rachmaninov. Intenso e carico di tensione ed espressività il primo movimento "Lento-Allegro moderato", ma altrettanto denso e caldo il corpo del suono di entrambi i musicisti lungo tutta l'opera. Una fluida e carica materia sonora sgorgava dal canto più spiegato fino alla ricca vivacità virtuosistica, in una serie di ondate sonore ed emotive e di continui crescendi e diminuendi di intensità e di tensione, intercalati ad arte da punti culminanti che sprigionavano la tensione stessa e davano l'avvio a nuove ondate. Validi, preparati, concentrati, travolgenti e in sintonia Dindo e Cattarossi hanno conquistato il pubblico.
Dopo i calorosi applausi sono ritornati in scena per il primo bis di Rachmaninov, Preludio op. 2 n. 1, a cui è seguita la suadente Danza orientale op. 2 n. 2, e infine il terzo bis Vocalise, di cui Dindo ha confessato di amare la splendida bellezza melodica.

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