Venerdì 4 Maggio 2012 - Libertà
Miracolo a Piacenza. Tornare a crescere grazie alla Fondazione?
L'INTERVENTO
di GIACOMO VACIAGO
"Dev'essere successo un miracolo": pensavo leggendo su queste pagine (Libertà, 26 aprile, pag. 59) l'analisi-proposta di Mauro Peveri, intitolata: "Che cosa si potrebbe fare con i capitali della Fondazione". Un miracolo, perché in questi anni di crisi sono abbondanti le proteste e la ricerca di un qualche capro espiatorio cui dare tutte le colpe dei nostri guai. Sono invece rare le analisi ben fatte dei nostri maggiori problemi e dei possibili rimedi. E' per questo impegno di serietà che trovo apprezzabile il contributo pubblicato da Libertà e rivolto a tutti i piacentini: è possibile usare meglio le risorse della nostra Fondazione, sia per valorizzare le imprese locali sia per attrarne di nuove. Se si rispettano alcune condizioni, tutte essenziali, e ricordando che molto di ciò che vale per Piacenza, vale anche per l'Italia intera: siamo molto vicini alla media nazionale!
Prima regola: dire la verità, ed evitare il pettegolezzo.
La storia insegna che quando c'è decadenza e i valori morali si indeboliscono, aumentano le fortune dei contaballe; di quelli che si inventano scuse o semplicemente dicono bugie. Lo vediamo tutti giorni, in questo Paese e in questa città. L'abbiamo visto nel dibattito di qualche tempo fa sulla proroga dei vertici della Fondazione, del tutto slegato dai risultati di quella gestione: solo pettegolezzo o bugie? Basta esaminare con cura il bilancio della nostra Fondazione, come fa Peveri, per scoprire un vero e proprio bollettino di guerra. Si conferma la mia tesi - più generale - che senza crescita si arretra: nonostante gli arricchimenti individuali, più o meno meritati; la città è più povera.
La perdita realizzata avendo investito in una banca di Parma colpisce per almeno 3 motivi:
1) Perché investire in un territorio vicino, piuttosto che a Piacenza, non è nella missione della Fondazione;
2) Perché dopo la crisi finanziaria iniziata nell'agosto del 2007, tutti sanno che le banche sono più rischiose delle industrie;
3) Perché dopo lo scandalo Parmalat del 2004, anche i bambini sanno che di Parma ce ne sono due: quella della Barilla e di Cariparma e poi quella di Parmalat e della Banca del Monte e non è più ammesso sbagliare.
In ogni caso, qualcuno ha sbagliato e bisogna pur dirlo: le schifezze trovate in quella banca di Parma dagli Ispettori di Banca d'Italia non sono peccati veniali, facilmente scusabili: queste nostre perdite hanno un nome e un cognome, non sono uguali a quelle registrate in media dalle altre Fondazioni. A Parma ancora si domandano perché qui nessuno ha chiesto i danni. Dire la verità e fare pulizia, serve a chiudere con il passato; ma c'è soprattutto un futuro da costruire. Perché Piacenza si è impoverita negli ultimi 10 anni? Ma per una ragione molto semplice: il nostro meglio cresce altrove e se non torniamo ad essere attraenti, l'altrui meglio non viene a far crescere questo territorio, pur ricco di capitale umano e di risorse naturali e culturali.
Anzitutto, il nostro capitale umano soffre di un pendolarismo inefficiente e mal gestito dai servizi pubblici. Rivolgendomi ai nostri pendolari, avevo scritto su Libertà (5 aprile, pag. 1): "che io sappia, dopo le mie dimissioni da Sindaco nessuno se ne è più occupato. " Speravo di poter essere smentito, e che qualcosa fosse avvenuto negli ultimi anni e invece l'Assessore Carbone mi ha puntigliosamente dato ragione: non ha potuto citare nessun intervento del Comune dopo il 1998!
E in futuro? Tornare ad essere attraenti significa soprattutto tre cose:
1) legalità ed efficienza amministrativa grazie alle moderne tecnologie informatiche, si lavora a casa - vedi l'esperienza di telelavoro di Siemens Italia, di cui ho già scritto su Libertà - e soprattutto si lavora da casa: "fare la coda" per seguire una pratica negli uffici pubblici dovrebbe essere proibito….. Trasparenza e guadagni di produttività sono oggi complementari. Come dire che c'è molta illegalità e corruzione a impedirci di avere la crescita della produttività degli altri Paesi.
2) ricerca e innovazione
Ricorda l'Enciclica Caritas in veritate che la crisi si supera con la "nuova progettualità". Chi si siede lungo il fiume e aspetta che la ripresa arrivi, non la vedrà mai più. La crisi che stiamo soffrendo è il vecchio che chiude e la sofferenza maggiore è dovuta al nuovo che manca.
Quando nel 1990, inizia a crescere il polo universitario a Piacenza, si parte con "Economia dell'innovazione": vent'anni dopo, il mondo accelera e il futuro sarà ancora diverso, ma bisogna meritarselo.
3) una finanza utile
Usciamo dalla crisi con una montagna di debiti (privati e pubblici: quali sono peggio?); e bisogna riscoprire le virtù di una finanza utile. Vale per ciascuno di noi; vale per il Paese; vale anche per gli impieghi della nostra Fondazione: sostenere iniziative attente in primo luogo al bene comune, di tutti e di ciascuno. Prima o poi torneremo a crescere e supereremo anche questa crisi: quando lo vorremo in tanti.