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Mercoledì 18 Aprile 2012 - Libertà

Viaggio nell'arte americana

Elena Sichel ha illustrato le tendenze del XIX secolo

piacenza - L'Ottocento nella pittura d'Oltreoceano: il viaggio nell'arte americana, condotto all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano da Elena Sichel, nel primo incontro si è soffermato sulle principali tendenze negli Usa del XIX secolo, segnato da un progressivo affrancarsi dal predominio culturale europeo, pur rimanendo sempre il Vecchio continente, e Parigi in particolare, l'irrinunciabile faro di attrazione.
All'indomani della dichiarazione d'indipendenza, rievocata dal quadro di John Trumbull riprodotto sulla banconota da due dollari, gli artisti si dedicarono a immortalare "l'olimpo" della giovane repubblica, attraverso i ritratti di George Washington e altri "padri" eseguiti da pittori come Charles Peale e Gilbert Stuart. Ma è soprattutto con la Hudson River School (1820-1870) che si affermò la tendenza, influenzata dal trascendentalismo di Ralph Waldo Emerson, di contrapporre alla millenaria civiltà urbana europea gli orizzonti sconfinati, la wilderness di un paesaggio pressoché incontaminato.
«Gli artisti di questa corrente cominciano a disegnare all'aperto, raggiungendo le cascate del Niagara, che saranno presto la meta abituale dei viaggi di nozze» ha osservato Sichel. Il maggior rappresentante è un pittore nato in Inghilterra, Thomas Cole, artefice della scoperta della natura e dei suoi fenomeni quali soggetti privilegiati.
Un altro quadro famoso fissa una scena dall'Ultimo dei Moicani, il bestseller di Fenimore Cooper. Intanto, si affacciava nel 1840 l'idea del "manifest destiny", dove l'espansione verso Ovest per conquistare l'intera America appariva quasi un'investitura del destino. La scoperta dell'oro in California diede il via alla corsa nel West ma, accettando la sfida lanciata dallo scienziato Alexander von Humboldt a rappresentare la grandezza delle Ande, non mancarono artisti come Frederic Edwin Church che si recarono, pennelli e tavolozza a portata di mano, in Sud America.
La guerra di Secessione (1861-'65) con i suoi orrori e devastazioni non sembrò coinvolgere più di tanto i paesaggisti, che proseguirono la loro immersione in vedute scenografiche e mozzafiato. I pittori si muovevano anche al seguito dell'industria ferroviaria e delle carovane di pionieri. E' il caso di Albert Bierstadt, cantore del West, mentre l'obiettivo dei primi fotografi documentava la realtà, assolutamente priva di poesia, dei massacri degli indiani e delle stragi di bisonti. Alcuni critici presero - ha commentato Sichel - a giudicare certe immagini pittoriche come troppo oleografiche, specie a confronto con quanto gli impressionisti realizzavano in Francia: «L'ultimo bufalo di Bierstadt, proposto per l'Esposizione Universale di Parigi del 1889, non venne accettato».

Ans.

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