Martedì 3 Aprile 2012 - Libertà
«Un Piacenza Jazz Fest dalle forti emozioni»
Il bilancio di Azzali: «Ora da privati e Amministrazione comunale serve uno scatto»
PIACENZA - Si è appena chiuso il sipario sull'edizione 2012 del Piacenza Jazz Fest: smaltiti il boom di presenze, metabolizzate le prelibatezze sonore e culturali delle scorse settimane e quelle culinarie dell'Accademia Convivium, il cui buffet ha chiuso il festante Galà finale di sabato, tracciamo il bilancio di un'altra edizione di successo, guardando al futuro. La manifestazione - patrocinata dal Ministero per i Beni e le attività culturali, organizzata dal Piacenza Jazz Club in sinergia con la Fondazione di Piacenza e Vigevano, sostenuta dai Comuni di Piacenza e Fiorenzuola, Regione e Provincia, da alcuni sponsor privati e importanti collaborazioni (Editoriale Libertà, SIdMA, Circolo ArciComics "Il senso delle nuvole - Arcadia", Jazz Network Crossroads, Concorto Film Festival, Centro Gotico, Galleria "Ricci Oddi" e Oltre il muro) - per oltre un mese, grazie al lavoro puntuale di Gianni Azzali (presidente del Club e direttore artistico) e dalla valente equipe di collaboratori, ha offerto al pubblico (non solo piacentino) oltre 20 eventi di respiro internazionale di carattere musicale, formativo e divulgativo (preceduti da 2 appuntamenti "prefestival") e messo in luce il talento di jazzisti e artisti emergenti da tutta Italia grazie ai concorsi "Chicco Bettinardi" e "Strisce di Jazz".
Dalla raffinata bellezza "pop" del live di Peppe Servillo e soci ai magici ottoni della Pocket Brass Band di Ray Anderson, dalle sperimentazioni tra cinema e jazz di Azzali-Cella-Sereno-Mezzadri all'incantevole poesia del piano di Enrico Pieranunzi, dai clarinetti frementi di Portal e Sclavis alle peripezie di Antonello Salis, scivolando tra Spazio Rotative, President, San Savino, Iris2000 e Teatro Verdi di Fiorenzuola, è stato un festival delle forti emozioni. Anche al Milestone, dove hanno fatto centro i 5 concerti del venerdì sera per la nuova rassegna "Jazz Club! ", i 2 live pomeridiani in collaborazione con Yamaha e Sidma, la masterclass col batterista Antonio Sanchez, il workshop fotografico con Ninfa e la giornata di studi dedicata a Monk, senza dimenticare la presentazione della "Storia del Jazz" di Stefano Zenni, la mostra "Fermoimmagine", i concerti al centro Gotico, quello per i detenuti delle Novate e l'inaugurazione del parco giochi "Louis Armstrong".
Azzali: che Jazz Fest è stato?
«Qualitativamente molto interessante: non ha avuto picchi di grandeur con nomi strabilianti ma è stato omogeneo e tutto di gran spessore culturale, con i concerti giusti nelle location giuste. Il pubblico lo ha avvertito e in controtendenza è cresciuto. Piacenza si conferma recettiva e partecipativa: evidentemente, in 10 anni di Jazz Club e in 9 di festival, abbiamo seminato bene».
Il concerto più goduto dell'edizione?
«Sarò di parte: quello in cui ho suonato anch'io. Mi sono divertito ed emozionato come non mai davanti alle immagini del film Koyanisqatsi. Il duo Portal-Sclavis mi ha scosso intimamente, il tributo a Celentano mi ha affascinato esteticamente e per la bravura degli artisti, mentre Salis per la sua creatività, specie con lo stupendo quartetto».
Cosa bolle in pentola per la prossima edizione, la decima?
«Vorremmo un anniversario importante. Edito il libro Jazz in Libertà e inaugurato il Giardino Armstrong, cercheremo di fare qualcos'altro che resti nel tempo, realizzando forse finalmente il Cd con tutti i vincitori del "Bettinardi". Vorremmo entrare nel Guinness dei Primati: stiamo progettando l'improvvisazione più lunga del mondo con decine di musicisti che si avvicendino sul palco del Milestone per 24 ore».
Le ristrettezze economiche hanno determinato la composizione di un programma "ottimizzato". L'anno prossimo vi attendono partner fedeli, una nuova amministrazione e una congiuntura ancora sfavorevole. Che dire?
«La Fondazione ci ha sempre sostenuto moltissimo. Notoriamente però Piacenza non eccelle per mecenatismo: ci sentiamo dunque di chiedere uno sforzo ai privati e alle istituzioni. L'appello alla futura amministrazione è di accogliere il Festival sotto la sua ala. Abbiamo dimostrato ciò che sappiamo fare e se l'ambizione è quella di una platea veramente nazionale serve uno scatto: la giunta dovrà sentire la manifestazione come un bene comunale».
Paolo Schiavi