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Sabato 7 Aprile 2012 - Libertà

Madonna Sistina, icona che parla al mondo

All'auditorium della Fondazione incontro di approfondimento sull'opera di Raffaello

piacenza - Un'immagine che non è un semplice dipinto, ma è un'icona. E' la Madonna Sistina che Raffaello dipinse - su committenza di Papa Giulio II - tra il 1512 e il 1514, dedicandola al monastero di San Sisto a Piacenza. La forza di questa immagine ha attraversato i secoli.
L'anniversario dei 500 anni viene celebrato quest'anno dalla Pinacoteca di Dresda, che dedica alla Madonna una mostra di respiro internazionale. La Gemäldegalerie della città tedesca è la sede che ospita la Madonna di Raffaello, che fece scrivere di sé autori come Vasilj Grossman, Dostoevskij, Nietzsche, Schopenhauer, Goethe.
A Dresda, ad ammirare la Madonna Sistina nel 500esimo, saranno quest'anno le autorità piacentine e i 64 studenti delle classi quinte degli istituti superiori che dal 16 al 20 aprile vivranno il Viaggio della Memoria 2012, organizzato dall'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea (Irsec) con Provincia e Comuni di Piacenza, Fiorenzuola e Castelsangiovanni. Ieri, all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, un incontro su questa opera, dal titolo "I racconti della Madonna Sistina. Piacenza Roma Mosca Dresda" tenuto da Eugenio Gazzola, curatore insieme al prof. Fabio Milana, del volume edito da Vicolo del Pavone (e purtroppo esaurito) La Gloria dell'assente. La Madonna per San Sisto di Piacenza.
L'incontro è stato introdotto dall'assessore alla cultura Paolo Dosi, che ha sottolineato la «doppia anima del Viaggio della Memoria di quest'anno, che unisce il ricordo dei campi di sterminio e la valorizzazione di una presenza culturale. Questo viaggio diventa monito sul fatto che attraverso la cultura, l'umanità può superare i momenti più tragici».
«La domanda che ci accompagnerà nel viaggio - è intervenuta Carla Antonini, direttrice dell'Irsec - è quella di come è potuta accadere la barbarie nella modernità dell'Europa noventesca? Vedremo Dachau, a venti chilometri dalla grande Monaco; visiteremo Mittelbau Dora e Buchenwald, a sette chilometri da Weimar. Dresda ci porrà una domanda in più: fu teatro del più tremendo bombardamento degli Alleati. Dresda fu rasa al suolo. Ci fa riflettere sul fatto che anche i buoni, gli Alleati, fecero vittime».
A Dresda gli studenti troveranno nuovamente la Madonna di San Sisto, che prima di tornare qui negli anni '50 del secolo scorso, aveva vagato per l'Europa. I monaci di San Sisto avevano venduto il dipinto, nel 1754, all'elettore di Sassonia, Augusto III, che la portò a Dresda. L'opera uscì dalla sua sede naturale, legata al culto, per entrare nella storia della cultura occidentale e diventare icona che parlava a cristiani e non. La sua forza evocativa - ricorda Gazzola - colpì Grossman, che la vide nel ‘55 quando, come le altre opere della Pinacoteca di Dresda, venne esposta a Mosca, nel museo Puskin. Grossman era stato corrispondente di guerra con l'Armata Rossa, e aveva assistito alla liberazione dei campi: quando vide dal vivo la Madonna Sistina (riproduzioni erano presenti anche nelle case della popolazione sovietica) gli ricordò la madre ebrea che camminava con il bambino in braccio verso le camere a gas. Lo scriverà nella sua Madonna di Treblinka: in quel dipinto Grossman vide il cuore nero del secolo breve».
Eppure prevalse l'apertura al futuro. La Madonna Sistina che cammina in avanti, protesa verso di noi con il suo figlio in braccio, evoca - sono parole di Grossman - "la forza della vita, la forza dell'umanità [che] è enorme, e neppure la violenza più feroce è in grado di sottometterla. Può soltanto ucciderla. Ecco la ragione della serenità che appare sui volti della madre e del figlio: sono invincibili".

Donata Meneghelli

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