Sabato 24 Marzo 2012 - Libertà
Pregiudizio, solo questione di apparenza. Un'indagine de La Ricerca tra gli studenti
Il pregiudizio? È una questione di apparenza. Non tanto di intercultura, ma di abbigliamento, stile e forma. È questo il risultato che emerge dal progetto "Tu senza confini" finanziato dallo Svep Piacenza con il sostegno dei servizi educativi dell'associazione "La Ricerca": ieri mattina all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano si è svolto lo step conclusivo del lavoro che ha visto coinvolti negli scorsi mesi alcuni istituti della città e della provincia in un percorso di incontri e analisi sul tema del pregiudizio sociale.
Gli studenti del "Volta" di Castelsangiovanni, del "Mattei" di Fiorenzuola, del "Romagnosi" e del "Casali" di Piacenza si sono dunque dati appuntamento per rielaborare e presentare gli esiti delle loro ricerche: «Durante l'anno tutte le classi hanno svolto quattro incontri con noi con l'obiettivo di stimolare riflessioni e condivisioni sul pregiudizio, su quanto e come sia diffuso» ha spiegato l'educatrice de "La Ricerca" Elisabetta Balordi, «c'è stato poi un incontro con il mediatore culturale di Piacenza e Cremona Jamal Ouzine e al termine di questo percorso tutte le riflessioni, i pensieri, i vissuti elaborati sono stati raccolti in un video».
Il filmato, proiettato ieri mattina dopo l'esposizione dei lavori individuali da parte delle scuole e l'intervento del medico chirurgo dell'ospedale di Erba Kossi Kombla Ebri, ha messo in risalto quale sia la natura del pregiudizio oggi: «Tutti sono concordi nel dire che il pregiudizio c'è, è presente e radicato» ha continuato Balordi a margine del convegno al quale hanno partecipato anche il presidente di Svep Piacenza Giuseppe Pistone e Marco Fumi in rappresentanza del Comune di Piacenza, «addirittura in certi casi questo ha portato a conseguenze pesanti come la necessità di cambiare classe o addirittura scuola. Ma quello che i ragazzi descrivono non è tanto un pregiudizio interculturale: l'integrazione la respirano e la vivono fin dall'infanzia, a pesare è semmai l'apparenza. Oggi a far da discrimine è l'abbigliamento, la forma fisica, l'essere magri o grassi, lo stile: il pregiudizio viaggia su questi canali. La differenza fra culture si sente meno o meglio pesa di più magari in famiglia, nel confronto tra prime e seconde generazioni di immigrati».
Ecco allora l'importanza di esaminare un fenomeno in continua evoluzione attraverso un progetto che, ormai giunto alla sua seconda edizione, offre la possibilità ai giovani di esprimersi e di ragionare sul pregiudizio sociale, individuando le strategie per combatterlo.
Betty Paraboschi