Lunedì 26 Marzo 2012 - Libertà
Italiani in America: la molla che li spinse verso l'ignoto
In Fondazione ne hanno parlato Francesco Durante e Padre Gnesotto
piacenza - Francesco Durante è una bella sorpresa. Non te l'aspetti in questa due giorni dedicata all'emigrazione. Ti accorgi che "New York! New York! Italiani e piacentini dagli Appennini all'America" è un'occasione di grande interesse. Sorprende per serietà e bravura, Francesco Durante, giornalista e scrittore che ha messo insieme Italoamericana, un'antologia critica che ha dato voce alla presenza di una letteratura italoamericana: personaggi noti, come il librettista mozartiano Lorenzo da Ponte, ma per la maggior parte si tratta di figure oscure, cadute nell'oblio, a scorno delle loro movimentate e peculiari esistenze spese tra una riva e l'altra dell'Atlantico.
«E' interessante evincere - ha detto - dall'esame dei testi, che la presenza di nostri connazionali in terra d'America risale a moltissimo tempo addietro: se infatti è innegabile che i grandi numeri siano collegabili al periodo compreso tra il 1880 ed il 1920, nel quale si mossero dalla penisola verso gli Stati Uniti quasi 5 milioni di individui, è pur vero che il cuore del nostro Risorgimento trova sponda proprio negli States; New York, ad esempio, costituì il fulcro dell'organizzazione mazziniana e già nel 1849 vi venne fondato un giornale tricolore da un piacentino, Giovanni Francesco Secchi di Casale».
Attraverso il lavoro certosino di Francesco Durante è possibile conoscere il pensiero di questi italiani d'America, indagare la molla che li spinse verso l'ignoto: e accorgersi di quanto sia difficile trovare, nella vicenda degli Stati Uniti, avvenimento o luogo cui non sia possibile legare almeno un frammento di storia patria. Secondo Durante l'emigrazione è un aspetto nascosto della nostra storia. «Eppure - ha commentato - l'abbiamo totalmente rimossa, quando invece dovrebbe ritornarci in mente proprio adesso che da Paese emigrante siamo diventati paese di accoglienza».
Vengono fuori autori sconosciuti ai più, emerge una letteratura che è morta sul nascere, opere che arrivano da lontano, dalle storiche "little Italy" sorte nei sobborghi delle metropoli statunitensi. Scrittori con nomi spiccatamente "made in Italy" che disegnano il mondo ricco di umanità degli italiani immigrati negli Stati Uniti all'inizio del secolo scorso. E tra questi è emerso un grande autore come John Fante, figlio di un abruzzese emigrato in America. Ha scritto Chiedi alla polvere, uno dei grandi libri della letteratura italiana del Novecento.
Padre Gianromano Gnesotto, sacerdote scalabriniano, dal 1993 direttore della rivista L'emigrato, è stato responsabile della "Migrantes" diocesana di Piacenza fondata nel 1993 e ha ricoperto per cinque anni il ruolo di direttore dell'Ufficio nazionale della pastorale per immigrati e profughi nella Migrantes. Da qualche mese è tornato a Piacenza. Ha aggiunto: «Ci siamo resi conto nella ricorrenza dei 150 anni dell'Unità d'Italia che l'emigrazione ha contribuito alla formazione di una nuova identità nazionale. Monsignor Scalabrini è stato tra coloro che hanno facilitato l'integrazione degli italiani nelle sterminate terre d'America. Non solo, le parrocchie sorte all'estero e in America verso la fine dell'Ottocento hanno avuto il ruolo di favorire una mediazione culturale indispensabile per migliorare la qualità della vita dei tanti italiani. E che oggi la comunità italiana a New York sia riconosciuta a stimata da tutti, è un dato di fatto, e la targa che riporta i 302 connazionali che nel 2001 hanno perduto la vita durante il crollo delle Torri gemelle ne è la conferma». Come dire, ce l'abbiamo fatta e Scalabrini ha anticipato i tempi.
Da questa due giorni (bravi Sandro Molinari ed Eugenio Gazzola a organizzare il tutto) un modesto consiglio. Se ancora non l'avete fatto, leggetevi John Fante. Arturo Bandini, protagonista di Chiedi alla polvere, con la sua adulta disfatta senza rimedio è l'esempio di un italiano che scrive perché ha fame e perché vuole mangiare. Rompe con il passato e non farà lo spaccapietre come il padre. Una scrittura meravigliosa.
Mauro Molinaroli