Martedì 20 Marzo 2012 - Libertà
Tra blue jeans e juke box, ricordi in musica
Gli anni dal dopoguerra ai Beatles rievocati da Vignola, Pareti e Peretti
piacenza - Ad ogni epoca il suo divertimento: sfumando nel '900 Tabarin, Belle Epoque, poi nell'Italia autarchica il periodo dei "Telefoni bianchi". E nel secondo dopoguerra? Soprattutto nello show-biz il trionfante capitalismo "stelle e strisce" imperò anche da noi come ben rievocato in Blue jeans, jukebox, Coca Cola. Nostalgia di un mondo a 45 giri, interessante conferenza-concerto tenuta all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano da Stefano Pareti, Mario Peretti e Adriano Vignola.
In un suggestivo excursus i tre hanno isolato un ventennio cruciale nel passaggio fra universi espressivi, dal 1945 a metà anni '60, prima dello spartiacque rappresentato dai rivoluzionari Beatles. Pareti introduceva i blocchi di canzoni, Vignola in questo frangente ha solo cantato riprendendo motivi-clou mentre Peretti ha curato immagini di cantanti e di copertine di 45 giri.
Inarrivabili i crooner americani anni '40: Bing Crosby, Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como «ma già nei primi anni '50 un nuovo mondo di suoni - ha detto Pareti - avrebbe disintegrato il vecchio sistema. Compaiono i teenager e il fenomeno Marlon Brando». Quindi Bill Haley, Little Richard, Gene Vincent e il mito Elvis Presley e, a ruota, i Platters «i primi neri a sbancare il botteghino», Diamonds, The Kingston trio … Le canzoni italiane invece stentarono ad emanciparsi e solo nel 1957, a Milano, si tenne il primo Festival Rock dove emersero Celentano, Mina … Se gli anni '60 consacrarono il talento di Paul Anka «uno dei pochi giovani adatti alla grande orchestrazione diretta in questo caso da Don Costa», in Italia si affermarono "urlatori" come Tony Dallara ma anche cantautori come Gino Paoli «che amava le poesie di Montale e Caproni», l'introverso Luigi Tenco, l'incompreso Umberto Bindi. Non scordiamo sul versante pop l'eccentrico Peppino Di Capri, il romantico Nico Fidenco. In America negli anni '60 persistevano crooner come Pat Boone «idolo giovanile che può piacere anche alle nonne», Harry Belafonte e altri. Spazio pure per un amarcord con accattivanti flash-back su Piacenza anni '50/'60, soprattutto su locali di intrattenimento dove il numeroso pubblico presente in sala ha potuto riconoscersi e rimembrare.
Alcuni sociologi criticano le cover e stigmatizzano la "solitudine del ritornello", taluni musicologi aborrono invece la ripetitività ma certi classici non perdono mai l'aura, risuonano nell'aria e rifulgono nella mente dell'ascoltatore. I protagonisti hanno dunque dimostrato come basti poco a creare un'atmosfera: Pareti in sintetici commenti ha bene inquadrato i vari momenti, Peretti ha selezionato immagini doc, Vignola si è dimostrato ottimo conoscitore di musica e raffinato interprete. Molte immagini erano in bianco e nero ma i ricordi avevano i vividi colori della memoria.
Fabio Bianchi