Venerdì 23 Marzo 2012 - Libertà
Traviata: l'amore ora sboccia al Municipale
Stasera il debutto dell'opera verdiana. Rizzo guida l'Orer: «Con loro grande sintonia»
di GIAN CARLO ANDREOLI
«Violetta, sono l'innamorata d'Alfredo, oppur d'Armando, son detta la Traviata, sono assai tubercolosa, dannata a morir tisica in musica ed in prosa».
Così parodiava Ettore Petrolini l'eroina di Dumas, detta da Francesco Maria Piave "La Traviata", termine che oggi non si userebbe più, piuttosto il dinamico e internazionale "escort". Fianlmente l'attesa è finita: La Traviata, musica di Giuseppe Verdi, debutta stasera alle ore 20.30 a chiusura della stagione lirica (turno A d'abbonamento), con repliche domani (sempre alle 20.30 turno B) e domenica (alle 15,30 fuori abbonamento) mentre ieri è andata in scena l'anteprima per scuole e case di riposo (di cui riferiamo a parte).
Teatro esaurito a testimoniare della popolarità del titolo verdiano. E Violetta ha consentito a Verdi di rendere in musica i palpiti, l'incanto della poesia, la sua gioia e la sua malinconia. A rendere il prodigio sono chiamati l'Orchestra della Regione Emilia Romagna, diretta dal maestro Pietro Rizzo, il Coro "Amadeus" della Fondazione Teatro di Modena e gli interpreti: Irina Lungu (Violetta), Milena Josipovic (Flora), Paola Santucci (Annina), Giuseppe Varano (Alfredo), Simone Piazzola (Germont padre), Stefano Consolini (Gastone), e ancora Matteo Ferrara, Daniel Stefanov, Valdis Jansons, (baroni e marchesi), Daniele Cusari (il dottore). La regia è di Rosetta Cucchi nell'impianto scenico di Tiziano Santi, con i costumi di Claudia Pernigotti. Il nuovo allestimento del Teatro di Modena si realizza in collaborazione con i Teatri di Bolzano e Piacenza. Stasera in platea anche uno degli eredi del "Cigno di Busseto", Angiolo Carrara Verdi.
Attesa per le giovani interpreti, di collaudata carriera, in testa la moldava Irina Lungu, poi Giuseppe Varano (Alfredo), il giovane amante, e Simone Piazzola nella impegnativa parte di Germont padre, che lo stesso Verdi sottolineava, «in quanto a forma e sentimento»: «Vorrei potervi far sentire, scriveva il compositore all'amico De Sanctis, da uno che sapesse cantare l'andante "di Provenza", per farvi capire che è il migliore cantabile che m'abbia scritto per baritono».
L'orchestra ha molta parte a creare le giuste atmosfere. Il giovane maestro Pietro Rizzo ha diretto molte volte l'opera a Vienna, Goteborg, Helsinki. «Verdi - dice - cura i minimi particolari, ambienta, arreda, suggerisce con la musica ciò che i cantanti non dicono, crea quella falsa gioia corruttrice dei sentimenti veri, rende le atmosfere torbide dell'ambiente borghese, convenzionale e gretto, musica senza parole che commuove. Quale sia la scena, il dramma è quello sempre attuale di una donna fatta oggetto, anche con la consapevolezza di lei; vana la speranza di poter uscire dal ruolo riconosciuto, per uno slancio d'amore autentico. All'estero - conferma Rizzo -, si tende ad attualizzare sempre. Verdi stesso avrebbe voluto rendere la storia di Violetta in abiti del tempo di quella Parigi di metà Ottocento. Dovette, per ragioni di censura, riportarla a un Settecento di maniera, come dire "cose d'altri tempi". Il teatro è specchio della società, quindi vale la scena di Santi come chi ricerca i costumi preziosi d'epoca. Quel che conta è il rispetto della volontà del compositore».
Per la prima volta il maestro Rizzo, che svolge buona parte della sua attività all'estero, si trova a dirigere l'Orchestra regionale dell'Emilia Romagna: «E' un organico ben disposto - dice - mi sono trovato subito in sintonia, sono curioso di provare nel Teatro Municipale che mi dicono di ottima acustica, per la resa felice d'una grande musica».