Giovedì 1 Marzo 2012 - Libertà
Riflettori sui telescopi ottici
Interessante conferenza di Renato Bersani per gli Astrofili
di FABIO BIANCHI
Nei precedenti, seguitissimi, incontri di Dal nulla al tutto: autobiografia di un universo, rassegna curata dall'associazione Gruppo Astrofili e sostenuta dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, i relatori hanno indagato gli atomi e scrutato l'infinito. E per dominare tale vastissima materia servono strumenti particolari, i telescopi ottici, che lo studioso piacentino Renato Bersani ha illustrato in L'universo allo specchio, conferenza moderata da Marco Miserocchi, presidente dell'associazione. Indispensabile un inquadramento storico: gli scienziati hanno sempre curiosato negli spazi siderali, encomiabili gli sforzi del polacco Hevelius (1611-87) e di Newton (1642-1727). Nell'800 ricordiamo poi il telescopio di Melbourne (1867), ultimo grande riflettore - basato su specchi che utilizzano la riflessione per focalizzare l'immagine - dopodiché prendono quota i rifrattori - in grado, grazie alle lenti, di sfruttare la rifrazione - fra cui Lick (1888) in California e Yerkes (1897) in Wisconsin.
Il periodo aureo dei rifrattori finisce con l'Esposizione universale di Parigi (1900) e ritornano i riflettori fra cui Ritchey (1908) ed Hale (1948), entrambi in California. «Il telescopio solare più grande esistente è il McMath-Pierce (1962) di Kitt Peak, Arizona, impiegato per studiare il sole mentre il Bta (Bolshoi teleskop azimutalnyy) nel Caucaso è il più grosso russo».
Negli anni '80 sono emerse nuove tecnologie basate su insiemi di specchi da spunti anche italiani e allora nascono Mmt (Multi minor telescope) e Ntt (New tecnology telescope).
Importante oggi anche l'ottica attiva - superfici di considerevoli dimensioni, spesso specchi di precisione che lavorano aggiustando "attivamente" la loro forma - e notevole è il Tng (Telescopio nazionale Galileo). «Uno dei problemi più gravi è la turbolenza, per superarlo soluzione drastica: telescopi fuori dall'atmosfera» come Hst (Hubble space telescope) in orbita dal 1990. L'ottica attiva lavora anche su segmenti di specchio come nei telescopi gemelli Keck I e II alle Hawai.
Bersani ha citato l'ultima, poderosa, generazione di telescopi: uno dei più sofisticati è il "Very large telescope" dell'Eso «che riesce a fotografare pianeti fuori del sistema solare a una distanza di 70 anni luce grazie all'interferometria» nonché il Lbt (Large binocular telescope) a tecnologia italiana.
I prossimi, avveniristici, progetti saranno Gmt (Giant Magellan telescope) e E-Elt (European - Extremely large telescope) da collocarsi in Cile, Lama (Large aperture mirror array) con batteria di 18 specchi per prevedere periodici movimenti cosmici. Il relatore ha in questo senso accennato a disastri causati dalla caduta di asteroidi: a Tunguska in Siberia nel 1908 e a Chicxulub nello Yucatan 60/65 milioni di anni fa. Invece il meteorite Apophis - diametro 350 metri - dovrebbe incrociare la terra il 13 aprile 2036 e l'unico rimedio finora proposto per prevenire l'impatto è il "trattore gravitazionale" cioé un'astronave che lo allontana.
Prossimo ed ultimo, appuntamento di Dal nulla al tutto: autobiografia di un universo domani alle 17.45, auditorium della Fondazione, via S. Eufemia 12, con Marco Miserocchi che presenterà L'enigma di ‘Riccioli d'oro.