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Giovedì 1 Marzo 2012 - Libertà

Quattro madri che non t'aspetti

Giovani allieve della Filo sabato e domenica nel testo di Wesker. Alla Sala delle Muse monologhi sull'ambivalenza del sentimento, regia di Corrado Calda

piacenza - «Il bello di questo spettacolo è che sono delle figlie a interpretare le madri». Lo dice semplicemente Corrado Calda, attore ma soprattutto regista che sabato e domenica porterà alla Sala delle Muse di via San Siro alle 21 i Quattro ritratti di madri di Arnold Wesker. Lo spettacolo, realizzato dalla Società Filodrammatica Piacentina, è un omaggio, in anticipo di qualche giorno sul calendario, alla Festa della donna ed ha il sostegno del Comune e della Fondazione di Piacenza e Vigevano. In scena quattro giovani attrici in formazione, che hanno fatto o tuttora fanno parte della Scuola di recitazione della Filo riunite nella Compagnia dei giovanissimi della Filo. Saranno: Eugenia Delbue, Marta Donati, Alice Podrecca e Beatrice Prandini, tutte ragazze comprese fra i 16 e i 19 anni, a dare voce alle vicende di solitudine e gioia di vivere, malinconie e ripensamenti delle quattro femminilità mature che Wesker ha ritratto nel suo testo.
In tutto quattro monologhi anche se, avverte Calda, «lo stesso autore non voleva che si utilizzasse questa definizione per i Quattro ritratti di madre: lui parlava invece di "dialoghi a senso unico" e in effetti ogni personaggio si rivolge a un interlocutore che lo spettatore non vede, ma che è comunque presente».
Per i piacentini il doppio appuntamento di sabato e domenica rappresenta anche un'occasione per vedere un testo poco frequentato sui nostri palcoscenici e per apprezzare un autore tuttora vivente e straordinariamente acuto nel rappresentare la realtà attraverso il suo "teatro ambivalente": «Nel caso di Wesker e dei suoi lavori si può parlare davvero di "teatro ambivalente" perché è proprio questo il tratto che lo contraddistingue» conferma Calda, «all'individuo e alla società, all'ambivalenza di coppie e situazioni Wesker si avvicina però con una certa ironia che ben lo distingue ad esempio dalla rabbia cieca di Osborne».
In particolare questa ambivalenza nel testo la si ritrova in Ruth, personaggio interpretato da Beatrice Prandini e contraddistinto da un'ironia e un'indipendenza verso il genere maschile che vengono espresse in un dialogo con la figlia; ma altre tracce dell'autore le si ritrovano anche in Naomi, settantenne ebrea (e tali sono anche le origini di Wesker) impersonata da Alice Podrecca e chiamata a dar voce al rammarico per una vita senza figli.
A completare l'immaginaria galleria teatrale sono infine i "ritratti" di Deborah, una casalinga insolente e piena di gioia di vivere interpretata dalla "giovanissima" della più giovane della compagnia, Eugenia Delbue, e Miriam, personaggio concentrato sul dolente bilancio dolente della propria vita e impersonato da Marta Donati.
«Abbiamo cercato di staccarci dalla quotidianità e di puntare sulla essenza dell'archetipo» spiega Calda, «per farlo abbiamo lavorato molto sull'intensità: tutti i personaggi sono mossi da questa intensità di madri chiamate a sostenere figli, valigie, situazioni. L'aspetto interessante è che a impersonare queste donne siano delle adolescenti, coadiuvate in questo percorso da specie di attrici-tutor (Loredana Vallisa, Simona Fornari, Anna Rosa Zanelli e Lorenza Gregorutti) e accompagnate dalla pianista Claudia Meli: la speranza di questo lavoro è che per il pubblico esso possa essere uno specchio attraverso cui vedere un po' di quello che è stata la propria madre e dunque anche un po' di se stesso».
L'aiuto regia e i costumi sono di Loredana Vallisa, l'assistente alla regia è Giulia Anguissola, le luci di Brando Severini, le riprese del Cineclub.

Betty Paraboschi

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