Venerdì 2 Marzo 2012 - Libertà
«Con Alda, che emozione! Le mie note al suo servizio»
Lucio Dalla con la poetessa Alda Merini nel 2007 al Teatro Municipale di Piacenza
di ELEONORA BAGAROTTI
«Sento l'opera lirica scorrere dentro di me. Come il jazz. Come l'aroma del Grana Padano, che adoro. Dato che sto qui a Piacenza, mi farò una bella mangiata. Di solito mangio pesce e verdure al vapore... vista l'età mi curo, ma se non sgarrassi ogni tanto con un bel pezzo di formaggio e un bicchiere di vino osso, potrei uccidere».
Se c'è una cosa di Lucio Dalla che si ricorda con piacere, tra le tante già note, è quel suo vivere prendendosi con leggerezza - e chissà, a questo proposito, cosa avrebbe pensato di tutti i messaggi di cordoglio che in un battibaleno, dopo l'annuncio della sua morte, ieri hanno viaggiato per il web, la radio e la televisione. Non so perché ma secondo me - commosso e compiaciuto, certo - avrebbe sbottato: "Fatevi una bella bevuta alla mia e godetevi la vita perché è bellissima! ".
Sì, perché anche questo era Lucio Dalla. E lo si è visto, negli ultimi dieci anni, durante i suoi appuntamenti piacentini, che qui ricordiamo.
Il primo (strani, i casi della vita...) fu nel 2004 come testimonial per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e la promozione della defibrillazione precoce del Progetto Vita, quando il cantautore consegnò per la Running Heart Foundation tre moto per il soccorso cardiologico in Piazza Cavalli. Il tutto, coronato da un concerto benefico al Teatro Municipale con lo Stefano Di Battista Quartet: pure escursioni jazz.
Il secondo non fu meno importante per il musicista bolognese, che in quell'occasione mi parlò emozionatissimo della sua esperienza di autore di musica sacra e sinfonica per i versi dedicato a Cristo della poetessa Alda Merini, nel 2007 per la Stagione concertistica curata dalla Fondazione Toscanini al Municipale (evento che si replicò felicemente due mesi dopo al Castello di Vigoleno). «I versi di Alda, recitati dall'autore Marco Alemanno - sosteneva Lucio - sono "pieni di grazia" come l'Ave Maria. Le mie note si pongono umilmente al loro servizio, niente di più».
In quell'occasione, Dalla non solo ebbe parole di comprensibile ammirazione per la poetessa (di cui pianse pubblicamente la scomparsa, nel 2009), ma anche di alcune compositrici contemporanee che parteciparono a loro volta con brani sul tema della serata, Magdalena degna da laudare, tra cui la piacentina Barbara Rettagliati: «Dalla presenziò alle prove e ascoltò con attenzione le nostre composizioni - ricorda -. Era un uomo molto intelligente, con una vasta conoscenza della musica. Disse due cose fondamentali, parlando della musica: che è sempre musica ma si può trattare in due modi, accademico e basato sulla creatività. Non a caso, è stato un raffinato jazzista».
Più che intriso di quella modestia eccessiva che finisce per infastidire quanto la prosopopea, Dalla era un simpatico che guardava il mondo dalla stessa posizione degli altri, senza temere di spingersi oltre il consueto. «Sì, mi spingo sempre oltre - ammise riferendosi al suo essere divenuto autore d'opera -. Però se non mi dai del tu, interrompiamo subito l'intervista! Ad ogni modo, quando presentai per la prima volta la mia Tosca a Napoli, ero emozionatissimo e tremavo. Poi però, al dunque, ho fatto "bim, bum, bam! " e mi sono pure divertito. Ed è andata benissimo, di questo sono proprio contento. Contento forte, non contento piano».
Aggiunse di trovarsi «a casa, qui a Piacenza, perché sono bolognese e l'Emilia è sempre Emilia. Però il Sud mi porta fortuna e mi piace la sua gente. E poi, lo sapevi che mi muovo sempre in barca? Lì mi sento più leggero, anche se spesso barcollo e ho molte cose da imparare, non la conduco da solo. Amo tutte le grandi città, viaggio spesso e volentieri, ho una casa alle Tremiti e una sopra l'Etna... mi piace il brivido! Mica vorrei tu pensassi che son perfetto, però - concluse -. Ho un difettaccio, quello di non dormire. Di notte faccio un sacco di cose, scrivo e telefono agli amici, costringo la gente a rimanere sveglia con me, a mangiare, parlare, camminare. Sono un tipo bizzarro... forse anche un po' pesante? Direi pesante-simpatico, sì... Dai, scrivi veloce che poi si va a mangiare pane e coppa! ».