Venerdì 2 Marzo 2012 - Libertà
Il Sogno di Shakespeare con Montecchi è poesia
Domenica al Municipale, nel pomeriggio incontro al ridotto e lunedì mattina replica per le scuole, coreografie di Matteini
piacenza - Shakespeare sì, ma "sulle punte". Approda al Teatro Municipale il Sogno di una notte di mezza estate prodotto da Teatro Gioco Vita e Imperfect Dancers per la regia di Fabrizio Montecchi e le coreografie di Walter Matteini che aveva debuttato in anteprima assoluta lo scorso anno al teatro "Luciano Pavarotti" di Modena. Il capolavoro shakespeariano, rivisitato "per corpi e ombre" sulla base dell'omonima opera musicata da Mendelssohn-Bartholdy, andrà in scena al Municipale domenica 4 alle 20.30 con replica al lunedì mattina alle 10 per le scuole; sempre alla domenica, alle 19.45 al Ridotto del Teatro, Elena Cervellati insieme a Montecchi presenterà la messa in scena che è prodotta anche da Fondazione Teatro Comunale di Modena e Fondazione Teatri di Piacenza.
"Il tutto nasce dall'idea di continuare un percorso sulla musica e sulla danza" aveva spiegato Montecchi in un'intervista rilasciata proprio a Libertà in occasione della prima a Modena, «in questo caso e anche in altri come ne L'uccello di fuoco avevamo intenzione di seguire un filo narrativo. Siamo partiti dalle musiche di Mendelssohn: è chiaro che rispetto al sogno shakespeariano qui abbiamo proceduto a una sorta di semplificazione, eliminando diversi piani come quello degli artigiani e della corte di Atene. Noi ci siamo concentrati su quattro amanti che scappano da Atene e entrano nel bosco: è tutto un lavoro incentrato sull'idea del bosco come non-luogo geografico, ma semmai come spazio dell'inconscio in cui tutto è possibile e si confonde. Ma è anche un progetto che mostra come in realtà siano gli istinti e non la ragione a regolare molte delle nostre azioni: il bosco e dunque Oberon, Titania, Puck e il mondo notturno delle fate diventano l'inconscio degli amanti».
Due sono dunque i "piani narrativi" che il Sogno di Teatro Gioco Vita mescola in continuazione: da una parte il mondo solare e corporeo della corte di Atene, delle due coppie di amanti e degli artigiani; dall'altra quello notturno e immateriale degli spiriti di Oberon, il "re delle ombre", di Titania, di Puck e delle fate. Ma se di contrapposizione si tratta, certamente essa non risulta conflittuale: uomini e ombre sono gli uni la proiezione delle altre perché se le ombre dipendono dal mondo degli umani è pur vero che anche questi ultimi non possono vivere senza ombre, ossia "l'altro da sé" misterioso che li abita e li inquieta.
Ecco allora il vero significato dello spettacolo: la materia di cui è fatto il Sogno rappresenta per Teatro Gioco Vita il terreno ideale per evolvere e maturare ulteriormente il proprio linguaggio artistico, oltre che offrire un'occasione per esplorare nuove possibilità sceniche legate all'incontro tra corpi e ombre con l'idea di fondere teatro d'ombre e danza attraverso l'alta mediazione della musica.
Per Montecchi invece questo spettacolo è una nuova occasione di incontro e collaborazione con Matteini, ex danzatore di Aterballetto da alcuni anni apprezzato coreografo e dal 2009 direttore artistico insieme a Paola Catalani degli Imperfect Dancers: «Conoscevo già Walter dai tempi in cui collaboravo con AterDanza» aveva ricordato il regista mesi fa, «abbiamo avuto un nuovo incontro per l'opera lirica De l'ombre eterne e abbiam poi deciso di continuare insieme questa esperienza. I danzatori sono quelli della sua compagnia: in scena ci sono cinque artisti di formazione classica (Veronica Bracaccini, Mattia De Salve, Maria Focaraccio, Julio-Cesar Quintanilla e Armando Rossi, ndr) che gestiscono tutti gli elementi della scena». Da parte sua anche Matteini si dichiarava, all'epoca della prima modenese, soddisfatto di questo sodalizio ormai collaudato con il regista: «Con Fabrizio il lavoro è andato bene perché abbiamo la stessa visione del modo di fare spettacolo: non ci sono mai stati dei problemi nel trovare delle soluzioni artistiche» aveva spiegato, «la nostra collaborazione è iniziata nel 2010 e poi abbiamo deciso di continuare perché abbiamo due visioni complementari del fare spettacolo: mi piace "sussurrare" e per questo motivo il mondo delle ombre di Fabrizio si avvicina al mio. E certo se continueremo a lavorare insieme sarà con grande entusiasmo».
Betty Paraboschi