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Lunedì 27 Febbraio 2012 - Libertà

Marzano sull'anoressia, asimmetria tra bisogno e desiderio

La filosofa presenta "Volevo essere una farfalla" mercoledì in Fondazione ospite di "Testimoni del tempo"

piacenza - Incontro di richiamo mercoledì sera in Fondazione, dove all'Auditorium di via Sant'Eufemia nell'ambito dell'iniziativa Testimoni del tempo, la filosofa Michela Marzano, docente di Filosofia morale all'Université Paris Descartes, e membro del Cerses, presenterà il suo ultimo libro, Volevo essere una farfalla (Mondadori) in cui racconta una vicenda toccante e personale, la sua storia di anoressica.
La Marzano - nel corso dell'iniziativa promossa dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano - non parlerà di anoressia soltanto da un punto di vista filosofico e accademico, ma aprirà il suo cuore, la sua mente e la sua anima. Perché per lei l'anoressia non è stata solo un oggetto di studio, ma anche una esperienza personale, «un evento che ho attraversato e che mi ha attraversato e a partire dalla quale la mia filosofia si è strutturata», come lei stessa ha più volte sottolineato.
Leggendo le pagine del bel libro della Marzano, si apre una porta e si entra in un mondo mutilato. Anoressia da un punto di vista letterale, significa "senza fame", in realtà le persone anoressiche sentono la fame come chiunque, anzi hanno fame di tutto, una fame senza fine, ma sono senza desideri. «Una asimmetria tra bisogno e desiderio - scrive Michela Marzano - l'anoressia è dunque un sintomo, non una scelta, è lo specchio di una sofferenza profonda, immensa, indicibile. Apparentemente inspiegabile - sostiene l'autrice nel suo libro - ma che ha origini precise: un vuoto, un abbandono. L'anoressia per Michela Marzano è anche «la difesa all'abisso che si ha dentro, che si manifesta con l'ossessivo controllo del cibo, che dà l'illusione di controllare tutto quello che è intorno a se, le proprie reazioni e persino l'atteggiamento degli altri. Ma più si controlla, più tutto sfugge di mano e si innesca il senso di colpa e di impotenza e il circolo vizioso si chiude. Ed è il corpo che alla fine sfugge via, si consuma e fa ricordare in ogni momento il nostro fallimento».
Con l'anoressia manca la fiducia in se e da qui comincia la difficoltà di vivere. La filosofa cita Kafka che nella Lettera al padre spiega esattamente cosa significa non riconoscimento: tutto si sintetizza nello sguardo duro, glaciale, giudiziale del padre. Uno sguardo privo di amore e di comprensione. Uno sguardo di rifiuto. Come uscire da questa prigione apparentemente senza porte? Michela Marzano conclude sottolineando che «non ci sono formule magiche, si deve partire dall'accettazione di se stessi, di quello che si è, capire cosa si desidera veramente essere e fare, capire che tanto dolore a un certo a un certo punto deve finire». E solo così alla fine si diventa farfalla per spiccare il volo, il volo verso la vita. Dunque, una serata da non perdere.

Mauro Molinaroli

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