Mercoledì 29 Febbraio 2012 - Libertà
«Un libro per uscire dalla mia prigione»
La filosofa Michela Marzano stasera in Fondazione
piacenza - E' la scrittrice Michela Marzano la "testimone dei tempi" che questa sera all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano alle 21, presenterà il suo ultimo libro Volevo essere una farfalla (Mondadori). Non è un romanzo, il suo libro, e non è neppure una biografia. Tantomeno è un libro sull'anoressia, come è stato qua e là catalogato. L'autrice, quarantenne filosofa prodige, laurea e dottorato alla Normale di Pisa e una cattedra all'Università di Parigi Descartes, all'attivo libri di successo su temi di etica e filosofia morale, e insomma una persona, si direbbe, completamente affermata, non ha mai avuto problemi a dichiararlo: «Ho scritto questo libro per liberarmi dalla mia prigione. Quella di cui l'anoressia - ha detto in più occasioni - apparente protagonista del libro, è solo un sintomo. E cioè la prigione di una immagine di sé che non corrisponde a ciò che si è, ma si erige fra sé e il mondo per tentare di sopravvivere. E che invece uccide».
Molti lettori in questi mesi hanno ammirato il coraggio con cui Michela Marzano ha scoperto le carte svelando di aver attraversato una malattia, che è poi la massima rappresentazione della fragilità, ma la Marzano nelle sue dichiarazioni è andata oltre, ha più volte sottolineato che Volevo essere una farfalla è qualcosa in più: «Si tratta del racconto del punto di partenza della mia scelta di vita, la filosofia morale, lo studio dell'etica e dei problemi del corpo e della sessualità. Io ho sempre cercato di riflettere a partire dalla concretezza dell'esperienza, dalle mie stesse macerie, per riflettere anche su quelle più generali, della nostra epoca. In questo senso potrei dire che è anche un manifesto di come io intendo la filosofia, come strumento utile alle persone e alla società, con cui il filosofo esce dalla torre d'avorio e si mette in gioco nella polis».
E allora l'immagine dell'anoressica del racconto è tutt'altro che quella della ragazzina viziata il cui problema è assomigliare a una modella di successo. «Ogni persona ha la sua storia, ma se c'è una cosa che tutte le storie hanno in comune, è il tentativo sbagliato di proteggersi dal mondo, pensando di non avere bisogno di niente e di nessuno, quando poi in realtà, questa presunta sicurezza è il timore di non essere all'altezza delle attese degli altri, soprattutto di coloro cui si chiede amore senza riceverlo come si vorrebbe».
La Marzano racconta di aver dovuto fare i conti con suo padre, la persona che questa filosofa ha amato più di ogni altra e che le ha sempre posto a modello una Michela che non era mai la vera Marzano. E nel libro, l'autrice sostiene che è proprio rispetto alle persone che più si amano, e dal cui amore più si dipende, che non ci si sente all'altezza, ed è il timore di fallire i loro obiettivi, e di non meritare il loro amore, a spingere disperatamente di farne a meno, nella presunzione di poter controllare se stessi. Volontà, autocontrollo, rinuncia, sono non a caso parole chiave dell'anoressia. Per aggiungere che l'anoressia di questi anni sbandati è assai diversa da quella del passato, quando i modelli autoritari erano forti, misteriosi e potenti, ma l'anoressia non era diffusa come ai giorni nostri.
«In passato - ha recentemente sottolineato Michela Marzano - la figura autoritaria era riconosciuta come tale ed era possibile ribellarsi, oggi, invece, venuta meno l'autorità, le istanze superiori e regolatrici vengono tenute dentro, e l'individuo diventa il persecutore di se stesso». Come dire che una persona lotta fra sé e sé per essere perfetta, andare oltre le proprie forze e aderire a un modello unico, che è poi quello oggi dominante. Il risultato è spesso una devastazione della psiche.
Come dire che c'è una responsabilità forte nell'incapacità di realizzare se stessi: «L'anoressia - secondo Michela Marzano - è il sintomo di un modo sbagliato di costruire se stessi, all'insegna del dovere anziché dell'accettazione di sé come persona che ha diritti così com'è, anche in quanto fragile e piena di limiti. E questo atteggiamento si raccorda perfettamente col concetto, oggi vincente, del controllo completo sulla propria vita come garanzia di riuscita». In realtà secondo Michela Marzano la vera riuscita è quella di essere in grado di tirare fuori quello che si nasconde dietro una corazza di perfezione che distrugge, e di accettarsi per quello che si è. Condurrà la serata Monica Premoli, psicologa, per capire un mondo che spesso pare tanto lontano ma che in realtà è dietro l'angolo.
Mauro Molinaroli