Domenica 4 Marzo 2012 - Libertà
Il Sogno di Montecchi ruota danzando intorno a Puck
Stasera e domattina al Municipale. E un incontro oggi al Ridotto
piacenza - Insieme avevano lavorato per realizzare l'opera lirica De l'ombre eterne. Ma il sodalizio tra Fabrizio Montecchi e Walter Matteini non si è esaurito qui: così lo scorso anno è nato l'adattamento per corpi e ombre di Sogno di una notte di mezza estate, coproduzione fra Teatro Gioco Vita e Imperfect Dancers che andrà in scena al Teatro Municipale stasera alle 20.30 con replica domani mattina alle 10 per le scuole; sempre oggi, alle 19.45 al Ridotto del Teatro, Elena Cervellati insieme a Montecchi presenterà l'allestimento che è prodotto anche da Fondazione Teatro Comunale di Modena e Fondazione Teatri di Piacenza.
Lo spettacolo era stato presentato in anteprima assoluta al teatro "Luciano Pavarotti" di Modena l'anno scorso e proprio in quell'occasione il regista Montecchi aveva spiegato in un'intervista rilasciata a Libertà: «Tutto nasce dall'idea di continuare un percorso sulla musica e sulla danza: in questo caso e anche in altri come ne L'uccello di fuoco avevamo intenzione di seguire un filo narrativo. Siamo partiti dalle musiche di Mendelssohn: è chiaro che rispetto al sogno shakespeariano qui abbiamo proceduto a una sorta di semplificazione, eliminando diversi piani come quello degli artigiani e della corte di Atene. Noi ci siamo concentrati su quattro amanti che scappano da Atene e entrano nel bosco: è tutto un lavoro incentrato sull'idea del bosco come non-luogo geografico, ma semmai come spazio dell'inconscio in cui tutto è possibile e si confonde. Ma è anche un progetto che mostra come in realtà siano gli istinti e non la ragione a regolare molte delle nostre azioni: il bosco e dunque Oberon, Titania, Puck e il mondo notturno delle fate diventano l'inconscio degli amanti».
«Quando Fabrizio parla di una semplificazione della vicenda ha ragione - gli aveva fatto eco sempre in quell'occasione Matteini - il nostro Sogno ruota tutto attorno alle figure dei quattro amanti e a Puck. Il resto è affidato alle ombre che per me e la compagnia rappresentano senza dubbio un'esperienza nuova: agli interpreti è infatti affidato tutto, non solo la parte danzata ma anche l'animazione delle ombre stesse. E' stata privilegiata l'atmosfera magica del bosco, un mondo popolato da folletti ed elfi che rappresenta lo scenario ideale per raccontare alcuni sentimenti universali in cui perdersi: la mia danza, che è contemporanea, ben si presta a essere ambientata in un bosco onirico e fiabesco come quello rappresentato nel nostro spettacolo».
Ecco allora uno Shakespeare rinnovato attraverso le ombre: «Per affrontare i "grandi classici" del teatro occorre sempre un po' di incoscienza, ma io credo anche che essa sia alla base di ciò che facciamo quotidianamente come registi, coreografi, attori e danzatori» aveva continuato il coreografo. «Nel caso del Sogno poi l'aspetto che ci ha attratto è stato la possibilità di legare il concreto e l'astratto, oltre che di dare molteplici punti di osservazione: con la nostra messa in scena crediamo di averlo fatto attraverso un'unione felice di corpi e ombre, realtà e magia».
Betty Paraboschi