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Mercoledì 7 Marzo 2012 - Libertà

«I tre mondi del Romanticismo»

Il pianista Andrea Lucchesini stasera in passerella al Nicolini. Il musicista, collaboratore di Berio, apre la nuova Stagione della Società dei Concerti di Piacenza

piacenza - Sarà una grande apertura, quella della nuova Stagione musicale della Società dei Concerti di Piacenza, sostenuta da Fondazione Libertà: il pianista Andrea Lucchesini si esibirà questa sera alle 20.30 nella sala grande del conservatorio "Nicolini". Il solista, tra i più apprezzati in Italia e nel mondo, eseguirà i Quattro Improvvisi op. 90 di Schubert, 6 Klavierstüke op. 118 di Brahms e la Sonata n. 2 in Sol minore op. 22 di Schumann.
«Sono tre autori importanti del Romanticismo» spiega Lucchesini, che si è imposto giovanissimo all'attenzione internazionale vincendo il concorso internazionale "Ciani" alla Scala. «Schubert si colloca all'inizio e poi, a seguire, Brahms e Schumann. Tutti e tre i pezzi sono separati ma il programma contiene in sé un senso cronologico».
Infatti i brani sono di autori diversi ma anche di epoche differenti.
«Si tratta di tre pezzi staccati l'uno dall'altro, tra mondi distinti. Quello di Schubert è un universo fatto di tentativi di avvicinamento all'inafferabile, con una ricerca musicale particolare di timbri del pianoforte. Negli Improvvisi vi sono momenti estatici e poi dimensioni totalmente diverse da quelle appena affrontate. Quello di Schubert è un mondo simile a quello di Mozart, ricorda la sua purezza e ricerca di qualcosa di più alto».
Invece per quanto riguarda Brahms e Schumann, dal suo punto di vista di pianista e interprete?
«Partirei da Schumann, intanto, che si stacca decisamente da quanto detto sinora di Schubert poiché nella sua opera gli istinti umani prendono il sopravvento. La sua, è una Sonata d'impeto, più veloce - lo scrive il compositore, pagina dopo pagina, chiedendo di accelerare sempre più. C'è poi un altro aspetto del Romanticismo, quello di Brahms. Il suo è un testamento spirituale, poiché si tratta di uno degli ultimi brani che ha scritto: c'è una bella dissolvenza dell'armonia tardo-novecentesca. Poche note che portano ad una nuova epoca e da lì si capta il futuro della musica».
A proposito del futuro della musica, vorrei che mi concedesse un notevole salto temporale e mi parlasse della sua collaborazione diretta con il grandissimo Luciano Berio. Lei, tra l'altro, ha inciso il concerto "Echoing curves" di Berio, sotto la sua direzione e poi avete collaborato per altre sue opere pianistiche, tra cui la "Sonata" nel 2001.
«L'incontro con Berio è stato per me fondamentale perché mi ha aperto le strade di un nuovo mondo, che non conoscevo: quello della musica contemporanea. Ho avuto la fortuna di suonare con lui, diretto da lui. Non ultimo, ho visto nascere la sua ultima opera e quel tipo di esperienza resta per tutta la vita. Berio mi ha spinto ad osare nei programmi e nella scelta degli autori da proporre, anche quelli nuovi. La sua perdita è incolmabile, penso davvero che nel mondo musicale, in Italia e in tutto il resto del mondo, manchi davvero una figura come la sua».
Nonostante la sua apertura mentale, o forse proprio in virtù di quella, è incredibile leggere il suo repertorio, pensandola alle prese con la sua ricca attività concertistica, che la porta a suonare in tutto il mondo. Ma anche per quanto riguarda le incisioni discografiche, lei non disdegna affrontare qualunque autore e sfida.
«Ha ragione ed in parte, come le dicevo, lo devo a Berio e al suo insegnamento. Il mio ultimo lavoro discografico è proprio incentrato sugli Improvvisi di Schubert, realizzati per Avie Records lo scorso anno, che mi ha dato e continua a darmi soddisfazioni. Ma domani potrei registrare un autore contemporaneo, anzi per me è una sfida continua, senza steccati».

Eleonora Bagarotti

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