Mercoledì 22 Febbraio 2012 - Libertą
L'aldilą, fra tradizione e dati biografici
Lezioni Letture: il docente Luca Zuliani ha parlato della poetica di Caproni
di BETTY PARABOSCHI
Tradizione e biografia: viaggia su un doppio binario la rappresentazione dell'aldilą fatta dal poeta Giorgio Caproni e ripresa dal docente dell'universitą di Padova Luca Zuliani ieri mattina nell'ambito della rassegna "Lezioni Letture" organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con il liceo "Gioia" e la direzione di Noemi Perrotta. L'intervento del docente, svoltosi all'auditorium di via Sant'Eufemia, ha avuto come titolo "La cittą di Dite nella riscrittura di Giorgio Caproni": ma, avverte Zuliani, «non riguarda la raccolta pubblicata da Caproni nel 1975 e intitolata Il muro della terra nella quale la citazione dantesca ben poco rimanda realmente alle mura della cittą di Dite». E' semmai nelle raccolte precedenti come Il passaggio di Enea, Il seme del piangere e Congedo del viaggiatore cerimonioso che si possono rintracciare una serie di rappresentazioni dell'aldilą e dei mezzi che conducono a esso attraverso il recupero di figure della tradizione come Orfeo, Euridice ed Enea, oltre che attraverso la rielaborazione di dati biografici del poeta che riguardano una prima fidanzata morta e la madre.
«Se si parla dell'aldilą, tutto prende spunto da Olga Franzoni, la fidanzata di Caproni morta per una forma di setticemia poche settimane prima delle nozze a Rovegno, nell'alta Valtrebbia dove il poeta si era trasferito e lavorava come maestro», ha spiegato Zuliani. «Nelle raccolte successive al 1936 il ricordo di questa ragazza si mescola a quello della moglie Rina, mentre solo una decina d'anni pił tardi esso torna: a testimoniarlo sono i Sonetti dell'anniversario compresi nella raccolta Cronistoria e un romanzo incompiuto intitolato Il gelo della mattina, che esce poi come racconto, nel quale la conclusione č affidata a una scena di morte di una ragazza di nome Olga».
Allo stesso modo si indovina la presenza di una persona anche nel sonetto intitolato Alba del 1945 pubblicato nella raccolta Il passaggio di Enea: «In un'intervista pubblicata da Gente, Caproni aveva dichiarato che questa poesia fosse dedicata alla moglie, ma non č vero» ha continuato il docente. «E' un caso in cui il senso ultimo della poesia viene sconfessato dallo stesso autore: a questa altezza cronologica i riferimenti biografici nella produzione di Caproni sono dissimulati e i contenuti appaiono volutamente nascosti. Il motivo č chiaro: la volontą di non parlare di sé rappresenta un modo per far diventare la poesia pił universale».