Mercoledì 15 Febbraio 2012 - Libertà
«Monte Parma, svolta storica»
Fondazione al bivio. Parla Beniamino Anselmi: con Intesa Sanpaolo abbiamo le migliori garanzie. «Nel futuro di via Sant'Eufemia? Vedrei bene una donna»
Il consiglio generale della Fondazione deve scegliere se prorogare di un anno tutti gli organismi mediante una norma transitoria nata per consentire di portare a termine il piano di rafforzamento della partecipata Monte Parma nel cui cda siede, da vicepresidente, il banchiere Beniamino Anselmi.
Proroga indispensabile?
«E' un'opportunità per portare a compimento il lavoro legato al piano industriale che verrà presentato al cda di Banca Monte agli inizi di marzo e prevede particolare attenzione alle ricadute sul territorio piacentino, sulle imprese e le famiglie. Un anno non va a sconvolgere nessuna situazione, quando si avvia un piano, in un momento come questo, deve essere seguito da persone che conoscono la storia della banca. Nessun amore per la "poltrona"».
Fu un investimento sbagliato?
«Il 2008 rispetto ad oggi è un'altra era geologica, la finanza andava a gonfie vele, le banche avevano forte operatività, si fece un investimento per legarlo a qualcosa di produttivo in prospettiva. Nella primavera 2009 la Fondazione mi ha offerto di entrare nel cda di Banca Monte, questo implicava l'abbandono per conflitto di interesse di tutti gli incarichi che avevo, con sacrificio anche economico. Ci ho pensato e mi son detto che dopo anni in giro per il mondo potevo fare qualcosa per la mia città, mettere a disposizione l'esperienza. Ben presto il sistema bancario mondiale ha avuto le note difficoltà, le fondazioni avevano grandi partecipazioni bancarie e hanno visto molto diminuito il loro capitale. Da parte nostra si è percorsa una linea di rigore, si sono fatti molti accantonamenti prudenziali. Oggi facciamo parte del primo gruppo bancario italiano, Intesa Sanpaolo, a suo tempo fui responsabile del progetto di aggregazione tra Cariplo e Banca Ambrosiano Veneta che ha fatto nascere Intesa. Si è avviata una ricapitalizzazione importante, una svolta storica per Monte Parma».
Il patrimonio della Fondazione è solido?
«E' stato amministrato con oculatezza. In questi ultimi tre anni si è fatta una valutazione molto conservativa, non ci sono minusvalenze, ci possono essere titoli immobilizzati, come in tutte le fondazioni, gli altri hanno rating sempre superiore ad A. Monte Parma? Il valore dell'investimento è a prezzo storico. Per ora non abbiamo perso niente. Invece i fondi a disposizione, negli ultimi otto anni, hanno avuto un aumento netto di 23 milioni, pagate le operazione sulle funivie di Marilleva e con erogazioni annue sugli 8 milioni».
Come vede il futuro dell'ente?
«La Fondazione ha finalità filantropica, dovrebbe essere espressione degli umili e non dei potenti. Sogno che non ci siano candidature personali o autoreferenziali espresse da potentati invece che dalla società civile. Auspico che, come avviene in tutti i paesi europei e americani, chi viene chiamato dalla comunità mostri la propria situazione economica, patrimoniale, le attività e gli interessi, con trasparenza. E vedrei bene una donna alla presidenza».
Patrizia Soffientini