Martedì 14 Febbraio 2012 - Libertà
Il contributo di Picasso all'arte del Novecento chiude in bellezza il ciclo di Mortilla e Missieri
piacenza - Con un incontro sul Novecento, a partire dal contributo offerto da quell'instancabile innovatore che fu Pablo Picasso, si è concluso all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il ciclo sull'arte dell'incisione, in cui Salvatore Mortilla e Bruno Missieri hanno preso in esame le principali tecniche, focalizzando di volta in volta la figura di un artista nel suo contesto storico. Mortilla ha così introdotto il secolo scorso, accennando alla "cultura della crisi", terreno fertile per lo sviluppo delle avanguardie. «Il cubismo in particolare si è rivelato l'espressione artistica più adatta a rappresentare questa crisi» ha evidenziato Mortilla, citando inoltre le parole del poeta Apollinaire sul cubismo come arte di concezione, dotata di un substrato filosofico tale da creare una nuova realtà. Il confronto tra la tavoletta rinascimentale Veduta di città ideale e il quadro Case all'Estaque di Georges Braque ha portato all'attenzione l'avvenuto rovesciamento della prospettiva monoculare a favore di un moltiplicarsi dei punti di vista. Il quadro-manifesto analizzato è stato Les Demoiselles d'Avignon, «da guardare con gli occhi della mente, andando oltre le apparenze, per ricercare una bellezza più profonda. Picasso - ha sottolineato Mortilla - è rimasto cubista per tutta la vita, pur con variazioni sul tema: dagli anni Venti-Trenta che, nell'ambito di una cultura generale di ritorno all'ordine, hanno coinciso con la sua fase neoclassica, agli anni Cinquanta-Sessanta quando, dalla riflessione sull'essere artista, nascono le rielaborazioni di celebri dipinti, come La colazione sull'erba di Manet e La fucilazione del 3 maggio di Goya leggibile nel Massacro in Corea».
Sull'aspetto tecnico è intervenuto l'artista Bruno Missieri, docente di grafica all'Istituto Gazzola, che ha precisato come Picasso abbia utilizzato diversi tipi di incisione, sempre in modo piuttosto originale, con predilezione per la puntasecca e la litografia. Nel frattempo la stampa stava affinando procedure alla base della fotoincisione contemporanea. L'esposizione di Missieri ha toccato quindi le esperienze del movimento Die Brücke, con riferimento alla xilografia, per compiere quindi un passo indietro nell'Ottocento di Corot, sperimentatore del cliché verre che abbinava materiali fotosensibili e disegno, fino ad approdare alla serigrafia, tanto apprezzata da Andy Warhol e dagli esponenti della pop-art perché ritenuta tipica dell'era del consumismo e della serialità. La riflessione di Missieri ha coinvolto anche il rapporto tra incisione e fotografia, tra originale e copia, mettendo a confronto la fotoincisione di un gouache di Dalì, che un occhio inesperto poteva scambiare per un'acquatinta, con un'illustrazione di Mirò per un libro d'artista. Con Stanley Hayter è invece il colore a rivelare all'incisione inedite possibilità.
Anna Anselmi