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Martedì 14 Febbraio 2012 - Libertà

Scrivere per il teatro? Montecchi insegna

Domani al Filo il primo dei tre incontri previsti

piacenza - Cosa vuol dire "adattare" un testo? Come scrivere per la scena partendo da un romanzo o addirittura da una musica? Di quali strumenti possiamo fare uso per rendere, attraverso il processo di adattamento di un testo, la complessità dell'atto teatrale? Questi i temi che saranno affrontati da Fabrizio Montecchi, regista e responsabile artistico della compagnia d'ombre di Teatro Gioco Vita, nel ciclo "La scrittura scenica - Scrivere per il teatro".
Una serie di tre incontri rivolti in modo specifico agli insegnanti ma aperti anche a tutto il pubblico, nel corso dei quali gli argomenti legati allo scrivere per la scena vengono analizzati attraverso l'esempio di altrettanti spettacoli di Teatro Gioco Vita. Il ciclo è proposto dal Teatro Stabile di Innovazione diretto da Diego Maj e da Associazione Amici del Teatro Gioco Vita nell'ambito del programma "InFormazione Teatrale", organizzato con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Tre gli incontri in programma tra febbraio e a marzo 2012 nel ridotto del Teatro Comunale Filodrammatici di Piacenza, sempre alle ore 17. La partecipazione è gratuita.
Domani si parlerà di "Scrivere con le parole: la letteratura come testo. L'esempio di Asmodeo". Mercoledì 7 marzo 2012 il tema sarà "Scrivere senza parole: la musica come testo. L'esempio de Il Sogno". Infine mercoledì 21 marzo 2012 Fabrizio Montecchi affronterà l'argomento "Scrivere con le figure: il libro illustrato come testo. L'esempio di Ranocchio". Ai partecipanti sarà data la possibilità di assistere gratuitamente agli spettacoli di cui si tratterà nel corso degli incontri (date e modalità da concordare con l'Ufficio scuola di Teatro Gioco Vita).
Perché un regista e non un autore o un drammaturgo per tenere un percorso formativo sulla scrittura teatrale? Perché quando uno spettacolo non è solamente basato sul testo recitato ma si avvale di molteplici linguaggi è necessario andare oltre gli strumenti della drammaturgia tradizionale e pensare a strumenti capaci di garantire il controllo e la gestione, ad ogni livello, di tutto il processo di creazione. Strumenti che non esprimano le sole intenzioni del testo ma anche quelle della messa in scena. Perché in questa sede più che di drammaturgia tradizionale si tratterà di indagare una forma di scrittura drammaturgica che favorisca la sintesi di tutti i linguaggi della scena, una scrittura che permetta la messa in atto simultanea di tutti gli aspetti legati alla progettazione di uno spettacolo: il testo, la scenografia, il lavoro dell'attore, la musica, le luci, per citare solo i principali. Perché questo strumento, che qui chiamiamo scrittura scenica, fatto di testi, appunti, disegni, foto, ecc., non è semplicemente da intendersi come la stesura finale, il risultato, di un processo, ma come il processo stesso. Utile dunque in tutte le fasi di creazione di uno spettacolo: dall'elaborazione del testo alla concezione della scena, dal ruolo della musica alla recitazione.
Per rendere tangibili i meccanismi legati alla scrittura scenica ad ogni incontro verrà analizzato un diverso spettacolo di Teatro Gioco Vita. Il Sogno di una notte di mezza estate sarà l'occasione per parlare di come sia possibile assumere e trasformare una musica in testo teatrale, Piccolo Asmodeo ci consentirà di indagare il processo di adattamento di un testo narrativo in un testo teatrale, mentre Ranocchio rappresenterà il pretesto per riflettere sulla messa in scena del libro illustrato.
Nato a Reggio Emilia nel 1960, Fabrizio Montecchi ha compiuto studi d'Arte e di Architettura. Dal 1978 è collaboratore stabile di Teatro Gioco Vita, con il quale ha lavorato alla crescita e allo sviluppo dell'esperienza, unica nel suo genere, di teatro d'ombre. Ha partecipato all'allestimento di tutti gli spettacoli della compagnia ricoprendo vari ruoli, dall'animazione all'ideazione e alla regia. Sempre per conto di Teatro Gioco Vita, ha lavorato a collaborazioni con Enti lirici, di prosa e di balletto. Ha curato stage e seminari in Italia, Belgio, Brasile, Canada, Cuba, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Scozia, Spagna, Svezia e diverse pubblicazioni sul teatro d'ombre. Insegna all'École Nationale Supérieure des Arts de la Marionnette di Charleville-Mézières (Francia) e ha avuto incarichi di docenza alla Turku Arts Academy di Turku (Finlandia), all'Akademia Teatralna di Bialystok (Polonia) e alla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano.
Collabora dal 1994, in qualità di regista e scenografo, con il Dockteatern Tittut di Stoccolma. Come scenografo ha lavorato con il coreografo Mauro Bigonzetti alla realizzazione di Serata Stravinskij (Aterballetto, 2002) e I Fratelli (Stuttgart Ballet di Stoccarda, 2006). Come scenografo e creatore d'ombre ha realizzato La barca dei comici, regia di Stefano De Luca (Piccolo Teatro di Milano e Teatro Gioco Vita, 2007) e Peter Pan, regia di Dougie Irvine (Children's Theatre Company di Minneapolis e Visibile Fictions di Glasgow, 2008).
Ha curato regia e scene nel 2009 dell'opera lirica De l'ombre eterne, rappresentazione per voci, corpi e ombre da L'Orfeo di Claudio Monteverdi (Teatro Gioco Vita, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Scuola dell'opera italiana Teatro Comunale di Bologna, nell'ambito di "Operafutura - Laboratori per un nuovo teatro musicale"), e nel 2011 dello spettacolo Widmo Antygony, da Sofocle (Btl, Teatr Lalek di Bialystok, Polonia).

r. s.

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