Domenica 19 Febbraio 2012 - Libertà
Bettinardi - Sul podio i migliori della sezione "Solisti": la graduatoria sarà rivelata al Galà del Jazz Fest il 31 marzo allo Spazio Rotative
di ALFREDO TENNI
Cala il sipario sulla nona edizione del concorso nazionale "Chicco Bettinardi - Nuovi talenti del jazz italiano", organizzato dal Piacenza Jazz Club con il patrocinio del Ministero per i Beni culturali e il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della Regione e degli sponsor Yamaha, Naima ed Elitrans.
L'altra sera al Milestone ha avuto infatti luogo (una settimana dopo la finale della sezione "Gruppi", che ha laureato vincitori i messinesi Line Out Quartet e i beneventani Omit Five), la finale della sezione "Solisti". A finire sul podio sono stati Jacopo Albini, 21 anni, da Berzano di San Pietro (Asti), saxofonista tenore dall'eloquio incisivo e potente; Gianluca Figliola, 24 anni, da Guidonia (Roma), chitarrista dalla tecnica scintillante e dal feeling all'altezza; Francesco Patti, da Capaci (Palermo), un diciassettenne che soffia nel suo sax contralto tutto passione di cui la sua età è capace, con esuberanza contagiosa (così contagiosa che si è portato a casa il Premio del Pubblico, assegnato dagli spettatori con l'ormai tradizionale "referendum"). Abbiamo elencato i loro nomi in ordine rigorosamente alfabetico: tolta la giuria, infatti, nessuno - nemmeno i diretti interessati - sa ancora chi è il primo classificato, chi il secondo e chi il terzo. La graduatoria sarà svelata solo al "Galà di premiazione e fine festival", che si svolgerà sabato 31 marzo 2012, allo spazio Le Rotative di Piacenza (al vincitore spetteranno un premio di 1100 euro, oltre a un ingaggio nel Piacenza jazz fest del 2013 e al Premio Libertà, al secondo classificato andrà un premio di 750 euro e al terzo uno da 400).
Questi "magnifici tre" si sono affermati al termine di una bella e trascinante serata di musica, in cui il presidente del Jazz Club Gianni Azzali ha fatto gli onori di casa (ricordando più volte Chicco Bettinardi, l'indimenticabile socio fondatore del Club alla cui memoria il concorso è intitolato) e nel corso della quale in cui tutti sono stati accompagnati da un vero dream team (a fare da sezione ritmica c'erano tre dei più grandi jazzisti italiani: Roberto Cipelli al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabbasso e Massimo Manzi alla batteria).
Il tenorsaxofonista Albini, per l'occasione, ha proposto lo standard Darn that dream di Jimmy Van Heusen e uno dei tours de force per eccellenza del suo strumento, Inner urge di Joe Henderson, mostrando una maturità improvvisativa davvero ragguardevole per un ventunenne. Il chitarrista Figliola ha dato lezioni di virtuosismo (e di intelligente interplay con gli accompagnatori) in un brano minore di Duke Ellington, The feeling of jazz, e in una sprintatissima versione dello standard di Jerome Kern The way you look tonight. E il "ragazzino" Patti, col suo sax contralto, prima ha travolto la platea con una lavica resa dell'arciclassica Caravan di Juan Tizol e poi l'ha coccolata con una morbida Polka dots and moonbeams (altro gioiello firmato Van Heusen).
"Bravi tutti" è una frase che si usa spesso, al termine delle competizioni di ogni tipo, per consolare chi non vince. Ma stavolta non lo diciamo per diplomazia: i sei concorrenti erano tutti bravissimi sul serio e deve essere stato un compito ingrato quello della giuria presieduta dal maestro Giuseppe Parmigiani, saxofonista, clarinettista e arrangiatore (e composta, per l'occasione, anche da Cipelli, Zanchi e Manzi oltre che da Giuseppe "Jody" Borea, esperto della Sidma, la Società italiana di musicologia afroamericana e dal giornalista Oliviero Marchesi), chiamata a sceglierne tre su sei.
Giusto, quindi, rendere onore anche agli altri concorrenti. Gabriele Boggio Ferraris, ventisettenne vibrafonista di Casaletto Lodigiano, è un musicista preparato e molto raffinato, che ha osato rompere il ghiaccio con un brano difficilissimo, quella Four in one di Thelonious Monk che Gary Burton, nelle sue avventure musicali con Chick Corea, ha trasformato in un classico del vibrafono; ma ha convinto di più in un brano scritto di suo pugno, Say the truth, che rivela in lui la stoffa del compositore di vaglia. Il venticinquenne Giacomo Tantillo, palermitano di Bagheria, è forse il miglior trombettista che abbia mai concorso al "Bettinardi": devoto a uno stile focoso e "muscolare", ha esibito una calda, squillante voce strumentale in versioni ad alta temperatura di classici come I remember Clifford di Benny Golson e Webb City di Bud Powell. Giuseppe Asero, ventiseienne altosaxofonista di Valverde, in provincia di Catania, è un solista assai sottile e raffinato, ricco di idee e di sensibilità che ha messo in mostra nella resa della superclassica Body and soul e in Retrato, accattivante composizione del pianista messinese Giovanni Mazzarino.