Lunedì 16 Gennaio 2012 - Libertà
Keith Tippett, le note dell'anima
Fantasioso incrocio tra musica etnica e ritmiche del free jazz
Piacenza - La "musica nuova" ha incantato i piacentini, a testimonianza del fatto che quando a Piacenza si offrono proposte interessanti e innovative, distanti dal consueto, emerge uno spirito colto e "internazionale". Tutto esaurito l'altra sera al Conservatorio "Nicolini" per un pianista che ha legato il suo nome ai leggendari King Crimson ma che, nella sua carriera, ha esplorato l'universo musicale secondo prospettive, intrecci armonici e poetiche ideazioni del tutto inedite.
Il concerto, che proprio per questo - oltre che per gli applausi grondanti della folla di spettatori - è stato un vero e proprio evento (che ha, tra l'altro, coronato l'Open day del Conservatorio "Nicolini" dove, sin dalla mattina, sono giunti tantissimi studenti con i loro docenti e le famiglie), che diverrà un cd e forse anche un documentario, vista la presenza di alcune telecamere ma soprattutto del mitico fonico Corrado Faccioni, giunto dalla Svizzera (lo stesso degli Who, tanto per fare un esempio).
Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, l'ospitalità del direttore del Conservatorio, Fabrizio Dorsi, Futura Informatica di Max Marchini (ideatore che meriterebbe la nomina di direttore artistico in qualche rassegna culturale "di spessore"), l'associazione Novecento, il Comune (rappresentato dagli assessori Paolo Dosi e Giovanni Castagnetti, seduti in platea) e la Provincia.
Se nell'introdurre la serata Dorsi e Marchini hanno sottolieato il sincretismo tra più stili e generi con cui Tippett si "muove" nelle sue incursioni filologico-sonore, Marchini ha efficacemente rimarcato nelle note sul programma della serata tutto ciò che il pubblico, di lì a poco, avrebbe sentito. «La musica di Keith Tippett é difficilmente collocabile sotto una qualche etichetta: potrebbe sembrare musica contemporanea, o free jazz, o avanguardia, forse persino sperimentale ma, invero, nessuna di queste accezioni calza il concetto di musica nuova».
Cosí é stato. L'altra sera Keith ha reso omaggio all'avant-garde sperimentale che John Cage negli anni Cinquanta definì "tutto quel che non è previsto". Il tributo è andato però verso le ritmiche del free jazz sino alle atmosfere lunari affini all'armonia novecentesca (ma non solo) e ad un certo impeto futuristico. Una elegia di echi, che se da un lato spingeva l'orecchio e gli animi "oltre", dall'altro sfiorava con lo sguardo situazioni esoteriche.
Nel fantasioso, bizzarro incrocio tra musica "etnica" (tutta giocata sulle percussioni, tra bassi e cordiera del pianoforte, oltre alle dita Tippett ha utilizzato alcuni strumenti e i giochi d'infanzia dei suoi nipotini). Ma anche un carillon che, ad un certo punto, da lontano giungeva dentro un'atmosfera di sogno a riecheggiare un'antica melodia popolare.
Nel pomeriggio, dopo aver tenuto un interessante workshop agli studenti e agli appasionati di musica, Tippett ha provato brevemente i due pianoforti Steinway del "Nicolini", scegliendo in due minuti «quello che ha più anima». E da quei bassi portentosi, ecco lo snodarsi di righe da inseguire, mischiare, rinnegare. Un passato con il quale riconciliarsi ma nella contemporaneità dell'attimo improvvisativo, come un grande pittore mischia sulla tela colori, movimenti, stati d'animo che narrano un presagio. E regala emozioni.
Sì, perché la performance di Keith Tippett, l'altra sera è stata una "musica nuova" ma soprattutto una "musica emotiva" che ha toccato profondamente gli spettatori, tra cui molti musicisti provenienti da altre città e nomi di spicco della musica come i pianisti Marco Alpi e Umberto Petrin, il flautista Lorenzo Missaglia e la cantante Paola Tagliaferro. A riprova di tutto questo, c'è stata quella ragazza che, a fine concerto, si è alzata commossa ed è corsa in palcoscenico ad abbracciare il pianista, per ringraziarlo di avergli toccato l'anima.
Eleonora Bagarotti