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Mercoledì 18 Gennaio 2012 - Libertà

Al Milestone seconda serata del concorso nazionale per i nuovi talenti del jazz italiano. Buona prova anche per Nasone (voce) e Albini (sax tenore)

piacenza - La cosa forse più bella del concorso nazionale "Chicco Bettinardi - Nuovi Talenti del Jazz Italiano", la competizione che il Piacenza Jazz Fest presieduto da Gianni Azzali organizza da ormai nove anni (con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Regione, Yamaha Music Europe, Naima ed Elitrans), è che non sembra "solo" un concorso.
Le prove dei concorrenti in lizza non sono esibizioni scolastiche, degne di interesse solo per i componenti della giuria e per i parenti stretti dei "candidati". Ci sono le serate più riuscite e quelle meno riuscite: ma sempre, in queste esibizioni, c'è il calore, il gusto della sorpresa, il "brivido dell'imprevisto" in cui si nasconde il senso profondo del jazz. Per questo, alle semifinali del "Bettinardi", non manca mai un pubblico folto e partecipe, che si gode queste parate di giovani talenti con lo stesso spirito con cui seguirebbe nomi affermati.
La regola ha avuto conferma anche l'altra sera al Milestone, sede del Piacenza Jazz Fest, che ospitava la seconda semifinale della sezione "A" del concorso, riservata ai solisti accompagnati dal Trio Bettinardi, la sezione ritmica "di casa" del Jazz Club (Stefano Caniato al pianoforte, Mauro Sereno al contrabbasso e Luca Mezzadri alla batteria).
A rompere il ghiaccio è stato Francesco Nasone, cantante di Reggio Calabria che, alle prese con superclassici come A foggy day di George Gershwin e Anthropology di Charlie Parker oltre che con un brano di suo pugno, Un ricordo di te, ha sfoggiato qualità accattivanti: una voce gradevole e ben timbrata, la capacità di cantare "scat" con naturalezza ed eleganza, e anche un certo mood difficile da descrivere (una sorta di "abbandono", di lirica sentimentalità adolescenzial-meridionale), che a qualcuno potrà sembrare naïf ma che al sottoscritto piace molto. Nasone, peraltro, deve ancora arrivare alla piena maturità (l'intonazione, di solito corretta, vacilla udibilmente nei passaggi più complessi): ma, visto che il giovanotto ha solo ventun anni, il suo futuro appare decisamente promettente.
È stato quindi il turno del tenorsaxofonista Jacopo Albini da Berzano di San Pietro (Asti), anche lui ventunenne. Timido e schivo quando gli tocca parlare al microfono, Albini perde ogni timidezza quando suona; e ha dimostrato buon bagaglio tecnico, musicalità e qualità di interprete alle prese con lo standard Alone together (in una esecuzione che ha fatto pensare che Sonny Rollins sia tra i suoi numi tutelari), con la lirica ballad Ask me now di Thelonious Monk e con lo sprint della veloce The eternal triangle di Sonny Stitt. Gli manca ancora, forse, una personalità compiutamente originale: ma, se continuerà a crescere, farà parlare di sé.
Ultimo a esibirsi, il venticinquenne trombettista Giacomo Tantillo, palermitano di Bagheria, ha scaldato a dovere la platea del Milestone con la sua comunicativa e il suo stile "ad alta temperatura". Timbro caldo (che a tratti ricordava il suono "grasso" di Cootie Williams, magnifico trombettista dell'orchestra di Duke Ellington) fraseggio ricco di abbellimenti e un florilegio di classici "saccheggiati" con piglio guascone e focoso: The night has a thousand eyes in una esecuzione memore dell'incisione di John Coltrane, una 'Round midnight (con assoli "al naturale" alternati ad assoli sordinati) che citava apertamente la storica incisione di Miles Davis, e gran finale con una allegra versione "da parata" (con tanto di trillo tenuto lunghissimo) del classico bebop Donna Lee. Il tutto, arricchito dall'irresistibile simpatia "visiva" del trombettista siciliano (baffetti, basette, cravatta sgargiante e faccia da gattone che ha appena adocchiato un sorcio: un jazzista da cartone animato, nel senso buono), ha fatto sì che Tantillo vincesse a mani basse il Premio del Pubblico assegnato, ogni sera, dall'ormai tradizionale referendum tra gli spettatori.

Alfredo Tenni

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