Mercoledì 18 Gennaio 2012 - Libertà
Parla la coreografa e danzatrice che con Michele Abbondanza porta in scena stasera "Romanzo d'infanzia" al "Filodrammatici"
Teatro/danza
di DILETTA RUSCA
Stasera alle ore 21 al Teatro dei Filodrammatici andrà in scena Romanzo d'infanzia con la compagnia Abbondanza/Bertoni. Lo spettacolo aprirà il cartellone Teatro Danza della stagione Tre per Te del Municipale curata da Gioco Vita. La programmazione di Teatro Danza è realizzata in collaborazione con AterDanza. Il testo della rappresentazione è di Bruno Stori, la coreografia e l'interpretazione di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, la regia e la drammaturgia di Letizia Quintavalla e Bruno Stori, le musiche di Alessandro Nidi e l'ideazione luci di Lucio Diana.
Al termine dello spettacolo (che dura circa un'ora), il pedagogista Daniele Bruzzone, ricercatore nella Facoltà di scienze della formazione della "Cattolica", si confronterà con gli artisti sui temi dello spettacolo.
Sempre oggi, dalle 15 alle 17.30, al "Filo", tutti gli allievi delle scuole di danza piacentine avranno la possibilità di confrontarsi con i due danzatori e coreografi attraverso un workshop proposto dal Gioco-Vita sempre in collaborazione con Aterdanza nell'ambito dei programmi di "InFormazione Teatrale" sempre curati dallo Stabile piacentino con l'associazione Amici del Teatro Gioco Vita e con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. La partecipazione è gratuita.
In vista di questo prestigioso evento coreutico, abbiamo intervistato Antonella Bertoni.
«Romanzo d'infanzia» è uno spettacolo cult della vostra compagnia, pluripremiato e acclamatissimo in Italia e all'estero da oltre 13 anni: essendone interprete, quali sensazioni interpretative prova ogni volta che lo porta in scena?
«Pur essendo una produzione piuttosto datata, devo dire che ogni volta la magìa del teatro mi fa sentire come se interpretassi questo brano per la prima volta. Ogni volta sento su me stessa un senso di novità e mi lascio, per così dire, andare al miracolo teatrale. Credo che ciò dipenda anche dal fatto che la danza, essendo poco gratificata rispetto a tutte le altre discipline artistiche, impone ai ballerini di rinnovarsi di continuo: non c'è spazio per la ripetitività, è come essere costantemente "fustigati" dall'arte che al tempo stesso si ama».
Un workshop per entrare nel vostro mondo coreutico. E' evidente che lei ama cimentarsi non solo nell'attività di danzatrice ma anche in quella di insegnante. Personalmente, preferisce una figura all'altra, oppure sente di incarnare perfettamente entrambi i ruoli?
«Apprezzo entrambi i ruoli in egual misura, ma non sento di incarnarli in maniera perfetta, dal momento che, pur essendo un'artista "macerata", resto critica non solo verso gli altri, ma soprattutto verso me stessa, quindi non mi ritengo mai soddisfatta dei miei lavori».
Come concilia la sua vita privata con quella professionale, dal momento che l'altra metà della sua compagnia è stata anche la sua metà nella vita privata?
«Io e Michele siamo separati nella vita da otto anni; nonostante ciò, mi sento di affermare che risulta pressoché impossibile trovare una linea divisoria fra sfera privata e professionale. Si tratta di una professione assolutamente invadente, per cui risulta necessario rinunciare a se stessi. D'altronde si sa: spesso, la genialità dell'artista va a discapito di una maturità umano-relazionale».
Quali progetti ha per l'immediato futuro?
«Mettere in scena sette dei nostri allievi in uno spettacolo serale per adulti. La mia attività didattica coinvolge anche bambini dai 3 ai 10 anni; di conseguenza, scopro costantemente enormi potenziali che suscitano la mia creatività di coreografa».
In conclusione, parlando con questa grande coreografa emerge un fatto importante: la passione per la danza che da anni anima la vita di Antonella Bertoni, ma anche il suo spessore di donna che, in modo decisamente schietto e onesto, esprime senza riserve le difficoltà tipiche del percorso del danzatore.
Diletta Rusca