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Sabato 10 Luglio 2004 - Libertà

Ernani: sul mastio spunta il bandito

Vigoleno - Stasera al Teatro Castello il debutto dell'opera verdiana proposta dalla Fondazione Toscanini. Giuliacci e Pellegrino protagonisti, Neuhold sul podio

A onta della sua qualità eccelsa, la prima rappresentazione del dramma Ernani di Victor Hugo, nel 1830, fu un evento autenticamente memorabile (con tanto di serata finita a cazzotti tra i paladini del "nuovo" e i suoi detrattori).
Con la storia del nobile e generoso bandito spagnolo, in quella Francia che allora era l'epicentro delle mode culturali di tutto il mondo, nasceva infatti -
sia pure con decenni di ritardo sulla drammaturgia tedesca - il teatro romantico, coi suoi vagheggiamenti di terre ed epoche lontane, i suoi personaggi alla mercè di un destino che ignora ogni razionalità, le sue passioni al calor bianco che deflagrano sulla scena.
A modo suo altrettanto memorabile, il 9 marzo 1844, fu il debutto al Teatro La Fenice di Venezia dell'opera lirica Ernani, il capolavoro giovanile di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma di Hugo che stasera alle 21.30 andrà in scena al Castello di Vigoleno in una produzione della Fondazione Toscanini per il festival estivo Terre verdiane. Il maestro Gunter Neuhold dirigerà l'Orchestra Toscanini e una compagnia di canto di notevolissimo prestigio internazionale: il tenore Piero Giuliacci (Ernani), il soprano Katia Pellegrino (Elvira), il baritono Vladimir Stoyanov (Don Carlo) e il basso Orlin Anastassov (Don Ruy Gomez de Silva). Completano il cast il basso Davide Baronchelli, piacentino di Villanova (qui nella parte di Jago), Renata Campanella (Giovanna), Dario Magnabosco (Don Riccardo) e l'eccellente Coro del Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati. Il regista Riccardo Canessa, assistito da Annamaria Quercia, firma l'allestimento, con scene di Arcangela Di Lorenzo, costumi di Artemio e luci di Nevio Cavina.
Ernani è forse la prima opera verdiana (specie nella parte del protagonista, il primo grande ruolo tenorile di Verdi) a parlare dalla prima all'ultima battuta la lingua di quell'icastica, nuova drammaticità musicale che oggi associamo allo stile del suo autore. Nello stesso tempo, con affascinante paradosso, è forse l'ultima opera del giovane Verdi a compiacersi delle squisite finezze vocali "protoromantiche" apprese da Donizetti e avvertibili soprattutto nella nobiltà da baritono grandseigneur della parte di Carlo: l'estasi sentimentale di Vieni meco, sol di rose, che in Verdi non avrà eguali fino a Il balen del suo sorriso, è il perfetto esempio di una drammaturgia vocale che concepisce il baritono come credibile rivale amoroso del tenore e non come "cattivo" da cartoon di Walt Disney.

LA TRAMA

Atto primo Spagna, 1519. Don Juan de Aragon, nobile proscritto che si è dato il nome di battaglia "Ernani", capeggia un gruppo di ribelli: vuole uccidere il giovane re Carlo per vendicare il proprio padre, ucciso dal padre di costui. Ernani ama riamato Elvira, promessa sposa al vecchio conte Ruy Gomez de Silva: entra nel castello di quest'ultimo per rapire Elvira ma vi trova re Carlo, anch'egli invaghito della giovane. Silva sorprende i due uomini e li sfida a duello, ma i due fingono di essere convenuti nel suo castello per discutere la futura elezione dell'imperatore.

Atto secondo La congiura contro il re fallisce: Ernani, fuggiasco, trova ospitalità nel castello di Silva, che però scopre la sua tresca con Elvira. Silva è furioso ma, per dovere di ospitalità, rifiuta di consegnare Ernani agli uomini del re. Quando Carlo rapisce Elvira, Ernani e Silva si alleano per vendicarsi: Ernani, come pegno, pone la propria vita nelle mani del conte che l'ha salvato e che potrà "richiederla" quando vorrà.

Atto terzo Ad Aquisgrana, Carlo è eletto imperatore col nome di Carlo V: Ernani e Silva, che hanno tentato di ucciderlo, vengono catturati, ma Elvira intercede per loro. Magnanimo, Carlo fa loro grazia della vita e concede anche a Ernani la mano dell'amata.

Atto quarto Ernani ed Elvira festeggiano le nozze. Ma si ode un lugubre suono di corno: è il segno convenuto con cui Silva reclama la vita di Ernani che, fedele alla sua parola d'onore, si uccide. Elvira, per il dolore, cade morta al suo fianco.

Alfredo Tenni

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