Martedì 31 Gennaio 2012 - Libertà
Cent'anni di Casa della Provvidenza: andare avanti tornando alle radici
L'8 dicembre scorso si sono aperte le celebrazioni per il centenario di fondazione della Casa della Provvidenza per i non vedenti, e l'apertura del corso di formazione è stata anche l'occasione per far conoscere agli operatori della struttura i suoi 100 anni di storia per ritornare alle radici dell'Opera, recuperare il carisma del fondatore, monsignor Torta, per attualizzarne lo spirito nei nuovi servizi. Andare avanti tornando alle proprie radici. La centenaria storia di accoglienza, assistenza e cura dei sofferenti della "Madonna della Bomba" è infatti l'esempio non solo simbolico a cui affidarsi per recuperare, ridando loro vigore e incisività, i valori fondanti delle Opere con cui la Chiesa ha risposto e risponde alla sofferenza e ai nuovi bisogni. In questa chiave è intervenuto don Giorgio Bosini, presidente della Fondazione "Madonna della Bomba", facendo una rilettura delle tappe fondamentali di questa istituzione del bene, che trae origine dall'apertura, nel 1878, dell'istituto per sordomute voluto da monsignor Giovanni Battista Scalabrini, il "vescovo dal cuore grande", che ebbe in un altro grande uomo di chiesa, monsignor Francesco Torta, "operaio del bene", il suo degno prosecutore, fondatore a sua volta dell'istituto per sordomuti nel 1903 e, nel 1911, della Casa della Provvidenza per i ciechi. Entrambi conoscevano bene la sofferenza procurata da queste forme di disabilità, allora molto diffuse, anche perché ne erano stati toccati da vicino: la sorella di monsignor Scalabrini era sordomuta e il fratello di monsignor Torta era stato colpito da una grave malattia che gli fece perdere la vista.
«Da allora - ha sottolineato don Bosini - l'istituto non ha mai vissuto un momento di staticità perché sempre mosso dal cuore in ascolto di chi chiedeva aiuto, si è continuamente evoluto in base al bisogno». Negli anni del primo dopoguerra fu realizzata la Casa per l'infanzia abbandonata con la Congregazione delle Suore della Divina Provvidenza, e negli anni Sessanta, con don Serafino Dallavalle, l'attenzione si allargò ai portatori di handicap dando vita alla cooperativa "Il Germoglio" e al Centro diurno dell'Assofa. Avendo sempre come riferimento il bisogno sociale, la "Madonna della Bomba" negli anni Ottanta cominciò ad adeguare le proprie strutture all'assistenza degli anziani e dei non autosufficienti: erano i primi segnali, che in seguito si accentuarono, di una nuova emergenza. Monsignor Scalabrini, monsignor Torta e poi monsignor Dallavalle riuscirono a creare questo "complesso del bene" grazie alla loro fede e tenacia e alle tante persone, dentro e attorno all'Opera, che non hanno mai desistito di fronte alle difficoltà. Oggi l'istituto festeggia i cento anni come un "miracolo di avanguardia". Dispone di un Centro Ambulatoriale di riabilitazione (evoluzione del Centro Audiofonetico: rivolto a chi soffre di disturbi della comunicazione, del linguaggio, dell'apprendimento, offre terapia logopedica individuale e di gruppo), di una Casa Albergo per non vedenti, non udenti e anziani autosufficienti, di un Reparto protetto per non autosufficienti, di un Centro di socializzazione e di appartamenti (del "Dopo di noi") per persone disabili adulte.