Giovedì 19 Gennaio 2012 - Libertà
La Madonna della "Bomba" e quel doppio miracolo che fa bene ai piacentini
di STEFANO PARETI
Questa è una storia che tanti piacentini conoscono, ma che altrettanti ignorano, o perché l'hanno dimenticata, o perché non hanno mai avuto l'occasione di leggerla o ascoltarla. La domanda è: perché l'Istituto che ha sede sul Facsal si chiama Madonna della Bomba? Per saperlo occorre andare in là nel tempo e precisamente ai primi giorni del luglio 1746 quando era in corso una guerra tra franco-spagnoli e austro-tedeschi per la conquista della nostra città. Il generale Berenklau che comandava lo schieramento austro-tedesco si era riproposto di ridurre Piacenza ad un mucchio di rovine e per 15 giorni la tenne sotto il fuoco della sua artiglieria, con lanci di bombe all'impazzata che distruggevano case, palazzi e conventi posti lungo lo Stradone Farnese. Quella parte della popolazione che viveva nei quartieri più esposti correva gravi pericoli.
Una di queste bombe si conficcò senza esplodere sul fianco sinistro della casettina rustica di una famiglia di ortolani che sorgeva dov'è adesso il tempietto dedicato alla Madonna della Bomba. La famiglia viveva dei prodotti che le dava il piccolo appezzamento di terra sotto la scarpata del Pubblico Passeggio. La casettina era molto antica e risaliva probabilmente al XV secolo e la bomba inesplosa si era aperta un foro fra i mattoni, in alto, quasi a sfiorare il tetto, senza creare crepe né incrinature, proprio sopra la spalla di una immagine della Madonna col Bambino, che lì era stata posta un secolo dopo la costruzione del fabbricato. Fu così che i piacentini attribuirono all'immagina doti miracolose, e presero da allora a venerarla e a farla diventare meta di pellegrinaggi e di offerte, rivolgendo ad essa le loro suppliche.
Il tempietto in cui l'immagine venne poi trasferita, e che tuttora la ospita, fu inaugurato il 12 agosto 1894, ed era opera voluta da mons. Francesco Torta per adempiere ad un voto che egli aveva fatto alla Madonna nel maggio 1884. Il "piccolo don Bosco piacentino", come viene ricordato, diresse egli stesso i lavori di costruzione, con un progetto che aveva affidato all'ing. Giovanni Perreau. Per realizzare l'opera ottenne l'aiuto del Beato mons. Giovanni Battista Scalabrini, ("il principe della carità", vescovo di Piacenza dal 1876 al 1905), ma anche il sostegno di una sottoscrizione popolare che confermava l'affetto dei piacentini per la sacra effigie, il cui restauro era stato curato dal giovane pittore Pacifico Sidoli.
Se questo è il "miracolo" della bomba, è da qui in poi che si realizza un secondo "miracolo" che, cominciato con mons. Torta e proseguito con mons. Serafino Dallavalle, arriva ai giorni nostri con don Giorgio Bosini.
E' il "miracolo" di quel complesso di opere assistenziali, con una vasta gamma di servizi, ospitate nella schiera di edifici sorti a destra e a sinistra del tempietto. Come Libertà ha ricordato il 9 dicembre scorso, l'affetto dei piacentini per questa realtà è rimasto sempre uguale. E' iniziato il 12 novembre 1903, quando per volontà di mons. Torta, iniziava la sua attività l'Istituto dei Sordomuti alla Madonna della bomba. Si è consolidato poi con altre preziose realizzazioni come la Casa di Provvidenza per ciechi, inaugurata l'8 dicembre 1911, e per la quale vi fu il sostegno di un Comitato cittadino di cui faceva parte il fondatore di Libertà, Ernesto Prati. Attualmente, attraverso un lungo cammino di trasformazioni statutarie, organizzative e edilizie, si è giunti alla Fondazione Madonna della Bomba-Scalabrini, una onlus che gestisce la Casa Albergo per ospiti autosufficienti con disabilità sensoriali e con un Reparto Protetto per non autosufficienti; il Centro di socializzazione "Facsal" operativo dal 2007; il Centro Audiofonetico "Monsignor Scalabrini", istituito nel 1977; e dal 2005 la struttura residenziale "Dopo di noi" intitolata a mons. Serafino Dallavalle, a favore di disabili adulti rimasti soli, senza genitori o famigliari che li accudiscano; e infine la Madonna della Bomba ospita il "Piccolo Nido", un asilo rivolto a bambini della fascia dai 12 ai 36 mesi.
Questa rete di solidarietà sociale è davvero il secondo "miracolo" della Madonna della Bomba, una istituzione che potrà continuare a funzionare a favore della nostra comunità, solo mantenendo e rafforzando il rapporto con le pubbliche amministrazioni, che per le funzioni svolte sono fondamentali per il futuro della Madonna della Bomba, come lo è la vicinanza della gente piacentina.
Volontariato, terzo settore, sussidiarietà: è questo il campo d'azione della Madonna della Bomba e di tante associazioni che sono qui tra noi, pronte ad offrire una collaborazione che non sempre la società conosce a fondo.
Chi fosse interessato ad approfondire la storia della Madonna della Bomba può trovarne una ricostruzione scrupolosa e documentata nel volume di Fausto Fiorentini Un secolo di ‘carità'.