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Mercoledì 8 Febbraio 2012 - Libertà

Goya, tra illuminismo e romanticismo

Il grande artista spagnolo e la litografia nella lezione di Mortilla e Missieri

piacenza - Il viaggio nell'arte dell'incisione, guidato all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano da Salvatore Mortilla e Bruno Missieri, è approdato la volta scorsa all'Ottocento con l'incontro dedicato alla litografia e, in particolare, all'opera di Francisco Goya. A fornire un inquadramento generale ha provveduto l'intervento introduttivo di Mortilla, che si è poi soffermato sulla componente satirica e di denuncia sociale riscontrabile nella produzione del maestro spagnolo. Una lettura che potrebbe essere applicata anche ai quadri ufficiali dell'artista, come nel celebre dipinto della Famiglia di Carlo IV, «i cui componenti, pur essendo in posa, appaiono distratti e talmente brutti da aver fatto ipotizzare ad alcuni critici che Goya avesse voluto denunciare le magagne di palazzo. In realtà, quale pittore di corte - ha osservato Mortilla - è un po' improbabile che si sia potuto prendere una libertà del genere».
Il discorso va dunque piuttosto ricondotto - ha proseguito Mortilla - alle componenti estetiche legate a illuminismo e romanticismo che convivono nell'opera di Goya». Da una parte abbiamo quindi «la ragione nuda e cruda, capace di smascherare i mali della società», dall'altra «la passionalità della rappresentazione», come nel celebre dipinto della Fucilazione del 3 maggio 1808.
L'artista Bruno Missieri, docente di grafica all'istituto "Gazzola" ha invece analizzato le peculiarità tecniche ed espressive della litografia, accennando anche ad altri tipi di incisione utilizzati da Goya: il lavis, «una variante dell'acquatinta», e l'acquatinta a colori, «ossia una cromostampa, con la quale ha debuttato nel mondo occidentale la stampa a colori, grazie all'apporto di Louis Philibert Debocourt». Tramite un video, il pubblico ha potuto seguire tutti i passaggi necessari per realizzare una litografia, dalla produzione della pietra litografica alla stampa. «Goya imparò a conoscere questa tecnica, all'epoca innovativa, nell'ultimo periodo della sua vita, quando si era ormai trasferito a Bordeaux». A quegli anni risale il ciclo Los toros de Burdeos, intriso di nostalgia per la patria lontana, dalla quale il pittore si era autoesiliato dopo la Restaurazione che per lui, come per altri liberali, aveva comportato una sorta di emarginazione.
In Francia l'artista continuò comunque a lavorare, rinnovandosi. «Goya - ha evidenziato Missieri - fornisce il nesso culturale più importante per capire la trasformazione di certi processi da artistici in industriali. L'acquatinta a colori è la nonna della stampa a rotocalco, la litografia è l'antenata dell'offset, entrambe ancora in mezzo a noi».

Anna Anselmi

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