Venerdì 3 Febbraio 2012 - Libertà
«Sogni e progetti, ecco cosa serve ai giovani»
Il rettore e l'università: esperienza di vita e di relazioni. Intervista a Valter Lazzari, rettore piacentino della Libera Università di Castellanza domani tra i relatori del convegno "Giovani - Lavoro. Eroi del nulla"
di MAURO MOLINAROLI
Valter Lazzari, piacentino, rettore dal novembre scorso della Libera Università di Castellanza (Liuc) sarà tra i relatori domani mattina alle 9,30, del convegno "Giovani - Lavoro. Eroi del nulla", all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia 12, promosso dal Lions Club S. Antonino, con il sostegno del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e Ricerca e dell'Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia Romagna (Direzione generale). Interverranno anche Mauro Balordi, direttore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Cesare Betti, direttore dell'Associazione Industriali e Flaviano Celaschi, docente della Facoltà di Design del Politecnico di Milano. Modererà i lavori Gaetano Rizzuto direttore di "Libertà".
Un ritorno a casa per Valter Lazzari, che a Piacenza è nato nel 1963: "Da ragazzino - dice - pensavo che avrei lavorato in banca, ma poi ho scoperto l'economia e mi sono laureato alla Bocconi nel 1987; terminata l'università senza un soldo in tasca e senza conoscere una parola di inglese, mi sono aggiudicato una borsa di studio e sono andato negli Stati Uniti a studiare Finanza, sono rimasto in America per quattro anni. Questo percorso mi ha insegnato che è possibile alzare il tiro, guardare sempre oltre e individuare nuovi obiettivi che - forse - mancano ai giovani di oggi".
Prosegue: "Se solo capissero questi ragazzi che l'università, malgrado i momenti difficili, ha resistito mille anni perché è un'esperienza di vita che offre grandi opportunità di relazioni, forse riuscirebbero a individuare obiettivi sempre nuovi, avrebbero sogni e desideri. Penso che la nostra generazione non fosse più fortunata di quella odierna, ha vissuto le crisi economiche del 1973 e del 1980, ha dovuto fare i conti con il terrorismo e con la politica insanguinata, credo però che chi studiava si ponesse alcuni obiettivi da raggiungere e che credesse in un sogno".
Commenta: "Sull'Università mi viene in mente l'Odissea. Un libro che ha ancora un grande successo perché è il viaggio in sé che ha valore e non solo la meta finale. Allo stesso modo un ragazzo non deve pensare solo a un buon risultato del singolo esame, ma alle opportunità che può trovare nella vita universitaria, deve guardare al futuro, essere dinamico dinanzi al nuovo. Nessuno di noi è stato eroe, ma molti di noi nelle generazioni che ci hanno preceduto e in quelle che sono venute dopo, hanno imparato a darsi degli obiettivi ben definiti".
Insiste con la fortuna, da parte dei giovani, di vivere un tempo che non è necessariamente peggiore di quello passato, anzi: "I giovani non devono fermarsi rispetto a queste situazioni, devono invece fare i conti seriamente con i cambiamenti che stanno intervenendo nel pianeta. Devono aprirsi al mondo e fare esperienze soprattutto fuori dall'Italia. Questo non vuol dire alimentare la paura fin troppo banale della cosiddetta "fuga di cervelli", ma permettere ai giovani di conoscere e quindi migliorare la propria condizione, perché oggi più che in passato i ragazzi hanno la possibilità di migliorare le loro condizioni e la loro qualità della vita".
Afferma: "Siamo dentro una crisi che è come una sbornia. Mi viene in mente la prima parte del secolo scorso in America. A New York costruirono a tempo di record l'Empire State building, ci vollero poi 20 anni prima di affittarlo. A tutto ciò oggi si unisce un ribaltamento di paradigma rispetto ai rapporti tra i Paesi avanzati e quelli in via di sviluppo. Fino al secolo scorso i primi andavano a investire nei secondi per allargare mercati e produrre maggiore ricchezza per tutti. Oggi sono quelli in via di sviluppo a farlo e c'è una vera e propria ubriacatura delle economie che ha prodotto un debito inverosimile. Penso anche che il peggio sia passato che quella lucina che sta in fondo al tunnel non sia un treno che arriva, ma la fine del buio. Si tratta però di mettere in moto il motore dell'economia. Uno Stato non può comportarsi come se fosse un'azienda o una famiglia. Non può tagliare e basta, deve favorire gli investimenti, la ripresa, dare una scossa all'economia, evitare le speculazioni finanziarie e in questo senso un grosso tampone è stato messo. Certo però che per crescere bisogna favorire i consumi. Lo stiamo facendo? ".
Infine un accenno alla sua Piacenza: "Gli impegni professionali mi hanno costretto a trasferirmi a Milano, dove ho anche messo su famiglia; torno in città una, massimo due volte al mese per trovare mia madre e mia sorella. Piacenza è in una posizione geografica invidiabile, che le consentirebbe di ambire a qualcosa in più rispetto alla sua situazione attuale: rispetto al passato sono stati fatti passi avanti enormi, ma ci sono ancora molte potenzialità inespresse. Forse ci penalizza ancora essere ai margini dell'Emilia Romagna senza però essere lombardi, sospesi tra la voglia di restare e il desiderio di emigrare a Milano. Però qui si vive ancora bene, non ha caso ho mantenuto salde le mie radici e mi sento un piacentino a tutti gli effetti. Gli amici? I compagni di scuola, uno su tutti Marco Bergonzi, con il quale i contatti sono rimasti. Ci si sente e ci si dovrebbe vedere ma non è facile".
Mauro Molinaroli