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Venerdì 3 Febbraio 2012 - Libertà

Satragno, emozioni forti da una voce d'oro

In Fondazione anteprima del Piacenza Jazz Fest con la vocalist in trio: da ricordare

PIACENZA - Se chi ben comincia è a metà dell'opera, ci aspetta un Piacenza Jazz Fest coi fiocchi. In tanti hanno resistito, mercoledì sera, alla «sibillina tentazione della pantofola», come ha detto quell'inguaribile "cabarettista" di Gianni Azzali (presidente del Piacenza Jazz Club) ringraziando il pubblico numeroso. E hanno fatto bene. All'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano è andato in scena il concerto di anteprima della kermesse (l'altro "pre-festival" sarà sabato 11 dalle 15 alle 19 al gazebo suonante di Piazza Cavalli con Sugar Pie & The Candymen), che ha coinciso con la presentazione al pubblico del programma. Il live, tra l'altro, sarà interamente trasmesso su Telelibertà domani alle ore 20.30.
Sotto i riflettori c'erano una vocalist d'eccezione, Danila Satragno, infilata in uno scintillante abito rosso, ma anche due comprimari eccellenti: quando si parla di un pianista di classe ed estro superiori come Dado Moroni e di un contrabbassista eclettico e granitico come Rosario Bonaccorso i superlativi sono più che appropriati. E le emozioni forti, infatti, non si sono fatte attendere: non a caso a fine serata la Satragno è stata letteralmente "blindata" dai presenti ricevendo un fiume di complimenti, cui ha riposto con un pizzico di stupore per la complicità, l'attenzione e l'empatia ricevute dai presenti durante un set vivace e spumeggiante, quasi tutto giocato sull'improvvisazione e sull'estemporaneità, grazie all'interplay e al dialogo seducente e divertito che il trio ha intrecciato in un crescendo che ha saputo conquistare la platea.
Il suono espresso dal trio della Satragno, tra brani dal suo disco Un lupo in Darsena e immortali standard di repertorio, è irresistibile. Un amalgama sapientemente levigato, punteggiato di ben dosate increspature e di molte impennate di estro e ritmo: un sound abbordabile ma di altissimo livello, accogliente come un abbraccio negli episodi più riposati ma stuzzicante come un pizzicotto nei tanti momenti di libera espressione. Su queste pagine si è detto del curriculum, della prestanza e della versatilità dell'arte della Satragno: basterà dire che la sua voce, ferma e impeccabile nella tecnica e nell'impostazione, sfoggia un timbro limpido, vitreo e vibrante, dosa elegantemente feeling, trasporto e controllo, e stupisce soprattutto nel cantato scat esteso e viscerale e per la vocazione al rumorismo. Condivisa, per altro, dai compagni d'avventura, che hanno più volte abbandonato i tasti dei rispettivi strumenti per darsi a esaltanti performance percussive.
È accaduto durante una libera improvvisazione strumentale piazzata a metà scaletta da Moroni e Bonaccorso per scuotere i deboli di cuore gigioneggiando tra sussurri latineggianti e groove da vendere, ma anche con Caravan di Ellington, strepitosa cavalcata partita a suon di vocalizzi e minimali fraseggi dal sapore ancestrale, e con Someone to watch over me, dove lo splendido solo di piano coccolato dal frusciare delle mani di Bonaccorso sulla cassa del contrabbasso come fossero spazzole si è evoluto nel climax finale in un soul da brividi tracimato in un gospel da battimani. Tanto orgasmico si è rivelato Moroni sulla formicolante It don't mean a thing di Ellington quanto intensa e sognante la Satragno sulle note di Mi sono innamorato di te (Tenco), e questo per citare solo gli episodi migliori di un live che non poteva che culminare in un bis: Spaghetti a Detroit di Bongusto. Per aspettare col sorriso stampato l'inaugurazione ufficiale del festival, domenica 26 alle 18.30 a "Le Rotative" con Peppe Servillo, una band di prim'ordine e le canzoni del Clan di Celentano.

Paolo Schiavi

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