Giovedì 2 Febbraio 2012 - Libertà

L'arte della litografia, a partire da Goya

Oggi all'auditorium della Fondazione lezione di Mortilla e Missieri

piacenza - Dopo aver preso in esame il bulino, la puntasecca e l'acquaforte, il ciclo di conversazioni sull'arte dell'incisione affronterà oggi alle ore 17 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano la tecnica della litografia, a partire dall'opera di Francisco Goya. L'insegnante Salvatore Mortilla traccerà un profilo del grande artista spagnolo, nato a Fuendetodos, piccolo paese aragonese, nel 1746, e morto a Bordeaux nel 1828, dopo essersi autoesiliato in Francia.
Simpatizzante dei circoli liberali spagnoli durante l'invasione napoleonica, Goya, già pittore di corte, finì infatti marginalizzato nel successivo periodo della restaurazione, preferendo nel 1824 oltrepassare definitivamente i Pirenei, a parte un breve ritorno in patria nel 1826.
La litografia, sulla quale si soffermerà l'artista Bruno Missieri, docente di grafica all'istituto "Gazzola", era al tempo di Goya ancora in fase di sperimentazione. Inventata dopo il 1796 a Monaco dal praghese Aloys Senefelder, personaggio eclettico che fu anche attore e commediografo, questa tecnica di incisione consentiva agli artisti una maggiore libertà: sulla matrice di pietra si poteva infatti disegnare come su un foglio di carta, mentre la lastra di metallo obbligava a esercitare una decisa pressione della mano per scalfire la superficie.
Gli impressionisti, che amavano lavorare en plein air, ne sfruttarono una variante: disegnavano non direttamente sulla lastra di calcare, troppo pesante da portare con sé, ma su carta, riportando poi l'opera sulla pietra con il torchio litografico, rinforzando quindi opportunamente i segni con il bitume e la morsura.

ans.