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Sabato 12 Novembre 2011 - Il Giornale di Reggio

Da Correggio a Christie’s

Andrea Baboni è responsabile per l'Italia del dipartimento del XIX secolo alla Casa d'aste. LO STUDIOSO - Storico della pittura dell’Ottocento, è consulente per New York dell’istituzione internazionale. E’ curatore di due mostre che riportano all’antico splendore i dipinti di Stefano Bruzzi e il contributo alla pittura dal vero

Due mostre che rivalutano un importante testimone del movimento macchiaiolo, Stefano Bruzzi, entrambe curate da Andrea Baboni, storico della pittura Italiana dell'Ottocento, nato a Correggio, con un incarico di responsabilità per la notissima casa internazionale d’aste Christie’s. Questo è il ghiotto menu autunnale proposto agli appassionati d’arte da un autorevolissimo esperto del nostro territorio, del quale si sono accorti all’estero molto tempo addietro, affidandogli un incarico fondamentale nell’attribuzione di autori e opere. Baboni, dopo gli studi classici, laureato in Architettura a Firenze nel 1970, da sempre ha nutrito interesse allo studio della pittura, praticata anche con esposizioni personali dai primi anni Sessanta, a Reggio Emilia, Firenze e Milano. Dalla seconda metà degli anni Sessanta si orienta allo studio della pittura Italiana dell'Ottocento, anche in contatti sistematici con studiosi e collezionisti, particolarmente di ambito toscano, emiliano e veneto, svolgendo a tempo pieno l'attività di conoscitore e storico dell'arte italiana per il periodo compreso tra le prime esperienze sul vero (Macchiaioli in particolare) e l'inizio delle avanguardie storiche del XIX secolo. L'esperienza di responsabile per l'Italia, con consulenza per le sedi di New York e Londra, del Dipartimento Arte del XIX secolo alla Casa d'aste internazionale Christie's, sin dallo scorcio degli anni Ottanta, gli ha consentito approfondimenti su tutte le scuole regionali italiane, napoletana in particolare. «Mi piacerebbe ridare lo spazio e l’attenzione che merita a Stefano Bruzzi, importante pittore noto soprattutto per le opere riferibili allo scorcio del secolo, di grande successo e riprodotte su cartoline da Alinari e altri - dichiara lo storico - quale protagonista del rinnovamento "macchiaiolo", come affermato, in epoca, dallo scultore Cecioni. La sua fama è direttamente proporzionale al carattere riservato del nostro. Bruzzi non è emerso in modo prepotente, come si sarebbe meritato, e adesso spero che queste mostre lo riportino sotto i riflettori, come è giusto che sia». «Il dipinto "Mietitura a Le perteghette" è datato 1864 ed è un mirabile esempio di questa corrente artistica, per qualità ed epoca, rapportabile ai Borrani e Sernesi raffiguranti lo stesso Appennino». Nello scenario pittorico caro a Bruzzi, uomini e bestie compiono le quotidiane fatiche secondo uno schema antico e apparentemente immutabile. In mostra, tra i capolavori dei primi anni Sessanta, troviamo il celeberrimo “Che c’è?”, nella versione prima e forse originaria, “La treggia”, “Pescatorelli al rio Restano”, “Cadon le foglie” e “Novembre”. A fianco, i disegni di pregevole fattura, documenti della prima ideazione di figure e di elementi paesistici, che saranno poi ripresi nei dipinti di ampio respiro destinati alle rassegne espositive nazionali cui l’artista piacentino partecipò con costante successo. Egli fu in Italia una delle prime personalità che, con grande talento, subito dopo la metà del secolo, diede un contributo sostanziale al nuovo e autonomo modo di porsi dell’artista riguardo al dato reale. La sua evoluzione stilistica, nei primissimi anni Sessanta, mostra già ben delineati i caratteri dell’esperienza macchiaiola. Ma questo suo periodo giovanile fu ignorato anche dalla critica più attenta. Ecco allora che l’operazione culturale e storica compiuta con grande perizia dal correggese Baboni acquista più valore. Fondazione di Piacenza e Vigevano-Palazzo Rota Pisaroni, sala espositiva via S. Eufemia, 13 (info: 0523.311111). Apertura: da lunedì a sabato ore 9.30 - 12.30; 15 - 18.
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Ora a Piacenza una riflessione approfondita sull’opera di un macchiaiolo di primo piano
La poetica della neve, 50 capolavori ritrovati

Per la cura di Andrea Baboni, La galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, nel centenario della morte, dedica una significativa esposizione dal titolo “La poetica della neve” a Stefano Bruzzi (Piacenza 1835- 1911), il più importante pittore piacentino tra XIX e XX secolo la cui opera risulta di fondamentale importanza per lo sviluppo - non solo in Emilia - delle nuove ricerche sul vero. Una riflessione attenta e approfondita sull’opera di un artista di primo piano, cui va il merito di aver colto le urgenze primarie del nuovo tempo. La presenza della neve nelle opere di Bruzzi è oggetto di questa esposizione in cui saranno proposti i suoi capolavori caratterizzati dal paesaggio imbiancato, dove la giustezza dei toni e le fini vibrazioni luministiche assumono valori pittorici di profonda suggestione e di alto significato. Fino al 19 febbraio 2012 (info: 0523.320742). Apertura: da martedì a domenica, 9.30 - 12.30; 15 - 18; chiuso: lunedì. Catalogo: edizioni Tip.Le.Co.- Piacenza. L’esposizione comprende 50 opere tra cui alcuni capolavori ritrovati come “Ritorno all’ovile, La mandria sperduta”, presentato all’Esposizione Nazionale di Milano nel 1881, giudicato dal “macchiaiolo” Nino Costa come “uno dei migliori quadri dell’esposizione… per carattere, sentimento intimo, e sincero della natura”. Le composizioni più riuscite di Bruzzi divennero icone dell’egloga campestre, diffuse nelle svariate repliche di cartoline, riproduzioni fotografiche (Fusetti, Alinari, Brogi) e anche incisioni (Alberto Maso Gilli, Celestino Turletti). Nelle opere di Bruzzi è espressa complessità e pienezza di raggiungimenti stilistici. La mostra organizzata nella ricorrenza del centenario della morte dell’Artista è curata da Andrea Baboni, storico dell’arte e specialista della pittura italiana dell’800. Dal 1870 ai primi anni Ottanta - arco temporale in cui è compresa la maggior parte delle opere esposte - pastorelli e pecore, contadini e spaccalegna nella fatica del lavoro quotidiano, interpretati nella luce tersa e cristallina del paesaggio innevato, assumono valori pittorici e stilistici di profonda suggestione. La neve non è mai per il pittore elemento secondario, bensì componente poetica sostanziale che modifica gli scenari abituali, suscitandogli nuove emozioni; dove essa è protagonista egli esprime in modo più completo e viscerale il suo rapporto privilegiato con la natura. Avvolto dal manto candido, l’abituale scenario appare come trasfigurato. L’atmosfera si rischiara nei bagliori cristallini che creano l’incanto silente di un’apparente sospensione. Bruzzi fu in vita pittore di successo e di ambíti riconoscimenti, soprattutto dagli anni Ottanta dell’Ottocento, apprezzato nei suoi temi bucolici interpretati con sentimento profondo della vita dell’Appennino piacentino. Andrea Baboni ha al contempo rivalutato la figura di questo illustre macchiaiolo presso il grande pubblico e portato alla luce le sue opere più eccellenti agli occhi di appassionati e intenditori. «Gli azzurri, violetti e rosati del manto nevoso, si accendono e si spengono con il variare della luce e le sagome di uomini e animali, protagonisti della scena, assumono nuovo risalto nelle colorazioni, proiettati contro quei cieli limpidi e profondi dove la luce si riverbera, gioca con le ombre , rimodella le forme e lo scenario agreste assume connotazioni quasi metafisiche». L’esposizione nel Salone d’Onore, accanto ai capolavori, affianca i deliziosi bozzetti di studio a volte veri e propri dipinti compiuti, colti sul vero.

Lara Ferrari

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