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Sabato 29 Ottobre 2011 - Libertà

«I bimbi devono giocare nei prati e nelle strade»

La psicologa Anna Oliverio Ferraris alla Scuola genitori ha sostenuto l'importanza del gioco di movimento all'aperto

I giochi di "un tempo" in realtà sono il futuro, dopo anni di motorizzazione e di chiusura delle città e dei paesi ai giochi dei bambini, ora si chiedono parchi, aree verdi, cortili e, perché no, anche strade dove i nostri piccoli possano correre, muoversi, andare in bicicletta, fare la lotta. Lo ha detto Anna Oliverio Ferraris, psicologa e docente all'Università La Sapienza di Roma, ieri sera alla prima lezione del nuovo ciclo Scuola genitori sul tema "L'importanza del rapporto tra gioco e natura"promosso dal Centro Psicopedagogico per la pace in collaborazione con il Comune di Piacenza e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, che offre l'ospitalità nell'auditorium di via Sant'Eufemia.
Un messaggio lanciato ai genitori ma soprattutto agli amministratori degli enti locali. «Attraversando la Baviera (Germania, ndr) ho visto in molte città e paesi dove, per alcune ore pomeridiane, le strade venivano transennate e lasciate ai bambini per i loro svaghi». Si potrebbe fare anche in Italia, paese che ancora non è riuscito a portare a casa il premio europeo "Città verde", appannaggio finora di città del Nord Europa.
«Spazio come libertà di gioco a contatto con la natura. Un tempo di movimento e non strutturato da genitori o educatori, nel quale esprimere creatività o misurare le proprie capacità, poter correre; i bambini amano spontaneamente l'ambiente». Insomma uscire dalle quattro mura dell'abitazione o del nido per invadere cortili, prati, boschi, non a caso la relatrice di recente ha pubblicato, con la figlia Albertina per Giunti editore, il libro A piedi nudi nel verde. Giocare per imparare a vivere nel quale si addentra nella teoria suffragata da pedagoghi del passato: «Il gioco libero lo ritroviamo in diversi filosofi dell'infanzia come Maria Montessori, Jean Jacques Rousseau e Friedrick Froebel, ma anche in studiosi del momento».
Ridurre i tempi davanti alla tivù e al computer, ci aveva detto nella lezione del ciclo passato, e via dagli ambienti chiusi, i bambini devono potersi esprimere (comunque sorvegliati da adulti) con la loro fantasia per imparare mediante il gioco. «Muoversi all'esterno dà il senso di libertà, stimola alla socializzazione e all'impegno, sviluppa il senso di sicurezza e l'abilità; insegna le regole, a prendere decisioni, alle alleanze e al confronto. E' lo sviluppo cognitivo e socio-emotivo». Diversamente, e la docente ha prodotto i risultati di uno studio ventennale compiuto negli Stati Uniti, i bambini che sono stati "allevati" con mamma tivù, «sono diventati adulti inattivi, isolati, narcisisti, depressi e ansiosi».
La Oliverio Ferraris ha analizzato poi i tipi di gioco all'aperto: «Per esempio nell'inseguimento il bambino sperimenta la difficoltà; nella lotta, che si fa in tutti i mammiferi, la conoscenza del corpo o cosa significa farsi male». Più ricco di risvolti psicologici è il gioco della tana: «Il bambino incomincia a capire cosa significa spazio interno o esterno, impara a stare da solo e a distinguere lo spazio sociale da quello personale e porta alla riflessione, che è la base dell'equilibrio».
Non da ultimo, il gioco all'aperto contribuisce a creare una mente "ecologista". «Se non si frequenta l'ambiente non si può riconoscere, da adulto, i fenomeni climatici, rispettare e salvaguardare la natura, gli animali». Allo scopo ha prodotto i risultati di una indagine svolta fra i 120 bambini di una scuola elementare di Roma, ai quali era stato chiesto di disegnare ciò che avrebbero voluto inserire nel loro quartiere: soltanto 15 non avevano previsto spazi verdi.
In apertura di serata, introdotta da Daniele Novara, l'assessore al Futuro del Comune di Piacenza, Giovanni Castagnetti, ha annunciato l'incontro, il 18 novembre, con Miguel Benasayag, autore del libro L'epoca delle passioni tristi, dedicato alle problematiche dell'infanzia e dell'adolescenza che si terrà nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano sostenitrice del progetto.

Maria Vittoria Gazzola

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