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Mercoledì 12 Ottobre 2011 - Libertà

La mappa del degrado tracciata dagli studenti.

Farina (Architettura): «La situazione non presenta problemi insormontabili»

piacenza - Il convegno "Gli ottant'anni della Ricci Oddi", promosso dalla Galleria d'arte moderna Ricci Oddi, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dalla Soprintendenza per i beni storici e artistici di Parma e Piacenza, che si è tenuto ieri all'auditorium di via Sant'Eufemia, si è concluso con la relazione di Paolo Maria Farina (Facoltà di architettura, sede di Piacenza del Politecnico di Milano) sul rilievo architettonico come contributo alla conoscenza dell'edificio di via San Siro, progettato da Giulio Ulisse Arata a partire dal 1924. Farina, con il quale ha collaborato la collega Chiara Rostagno, ha guidato gli studenti dello scorso anno accademico in un'esercitazione didattica che ha avuto per oggetto la Ricci Oddi, per arrivare alla redazione di una mappa del degrado dei fronti esterni. «Abbiamo iniziato con l'identificazione dei materiali e la valutazione dello stato di conservazione nelle condizioni attuali» ha spiegato Farina. Il passo successivo sarà una verifica dei dati raccolti con gli studenti del corso del 2011-2012 per giungere a un elaborato più completo.
«Nel complesso, comunque, la situazione non presenta problemi insormontabili. Va sicuramente studiata, perché un'architettura con ottant'anni di storia alle spalle merita lo stesso rispetto riservato a edifici molto più antichi. Purtroppo, invece, a volte si procede senza i necessari approfondimenti su tecniche costruttive e materiali utilizzati. Per esempio, una fotografia del cantiere della Ricci Oddi, scattata nel 1925, mostra chiaramente che i muri perimetrali, nonostante l'aspetto attuale faccia pensare a una soluzione a mattoni pieni, in realtà sono parte di una struttura di esili pilastri in cemento armato in cui i laterizi hanno unicamente una funzione di rivestimento». L'archivio, i capitolati e il giornale di cantiere potranno risolvere diversi dubbi.
Paolo Nicoloso, professore di storia dell'architettura all'università di Trieste, ha tratteggiato un ritratto professionale di Giulio Ulisse Arata nel ventennio, all'interno delle forti polemiche che contrapposero razionalisti e mondo accademico. L'architetto piacentino, classe 1881 e dunque all'epoca già affermato, visse nel periodo dell'ascesa di Mussolini al potere un momento particolarmente favorevole, tanto da ricevere nel 1922 un telegramma in cui il duce "prenotava" un appartamento all'ultimo piano di un grattacielo progettato da Arata con un linguaggio aulico, ma con scelte tipologiche all'avanguardia. I rapporti poi si deteriorarono per una concomitanza di fattori. Nicoloso ha accennato all'adozione del razionalismo come architettura del fascismo, una scelta a favore della modernità alla quale Arata era estraneo, e la caduta in disgrazia di Leandro Arpinati, già podestà di Bologna e poi presidente del Comitato olimpico, il quale aveva favorito l'attività del piacentino, sia nel capoluogo emiliano sia come progettista dello stadio olimpico, successivamente affidato da Achille Starace a Luigi Moretti (l'architetto romano artefice a Piacenza dell'ex Gil, oggi liceo scientifico Respighi).
Paola Nicita (università La Sapienza di Roma) ha condotto attraverso musei e mostre degli anni Trenta, per vedere con quale clima artistico dialogavano, al momento dell'inaugurazione, le sale della Galleria Ricci Oddi. In particolare, l'excursus ha riguardato la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma e la mostra d'arte italiana dell'Otto e del Novecento tenutasi a Parigi nel 1935.

An. Ans.

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