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Giovedì 20 Ottobre 2011 - Libertà

Padre Cristoforo, la lezione del perdono

Promessi Sposi: bella lettura di Zanoletti in Fondazione, oggi la Granelli

piacenza - Con l'incontro La conversione: padre Cristoforo, dedicato al IV capitolo dei Promessi Sposi, si è aperto all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il ciclo Un libro per tutti. I Promessi sposi di Alessandro Manzoni, sesta serie di letture pubbliche di classici della letteratura italiana che si terranno ogni giovedì alle 18 fino al 10 novembre. In apertura, il direttore scientifico Pierantonio Frare (Università Cattolica di Piacenza e Milano) ha ringraziato quanti hanno reso possibile l'iniziativa, in particolare la Fondazione di Piacenza e il Servizio di formazione permanente della sede piacentina dell'Università Cattolica, evidenziando l'importanza di «sostenere con forza la cultura», specie in un Paese come l'Italia che «nel turismo culturale ha una delle sue maggiori fonti di reddito».
Frare ha richiamato come lo stesso Manzoni fosse ben consapevole dell'importanza della cultura, tanto da voler programmaticamente scrivere «un libro per tutti», con riferimento ai Promessi sposi, che è anche esempio della ricerca di una lingua unitaria per la quale lo scrittore lombardo si impegnò a fondo, identificandola nel "fiorentino" parlato dalle classi colte. Quando nel 1827 iniziò a lavorare sul romanzo, Manzoni considerava l'unità di lingua precondizione all'unità politica. «L'approntamento di una lingua che tutti possano capire - ha richiamato Frare - è la prima condizione per una democrazia diretta».
Al di là di queste considerazioni, intrinsecamente collegate al valore della formazione, attualissima si è confermata anche la vicenda della conversione di Lodovico, analizzata alla luce della teoria del meccanismo mimetico di René Girard, secondo la quale i nostri desideri nascono dall'imitazione degli altri. Così Lodovico imita il desiderio dei nobili di primeggiare nella società. All'interno di questa dinamica, i nobili rispondono cercando di sottometterlo, scatenando una rivalità sotterranea che sfocia nel duello con uno sconosciuto, identificato da Lodovico come un modello e un ostacolo alla realizzazione dei propri fini. Il colloquio tra i due si svolge con una formula di botta e risposta, «tra individui rivali perché identici fra di loro» ha evidenziato Frare, evocando il termine aristotelico di «correlativi incatenati»: «Il rapporto tra i due - vincitore e vinto, oppressore e vittima - può ribaltarsi all'infinito, ma da questo cerchio non si può uscire».
Il dialogo dunque si configura come «una simmetria mimetica e ripetitiva di parole, cui subentra la simmetria dei gesti, fino al tragico esito finale». In questo contesto si colloca l'episodio chiave della conversione, «che sarà decisivo per l'intero romanzo. Nel capitolo XXXV padre Cristoforo potrà insegnare a Renzo a perdonare il suo nemico perché il frate ha a sua volta sperimentato il perdono». Snodo fondamentale la frase pronunciata da un cappuccino a Lodovico ricoverato nell'infermeria del convento: «Consolatevi. Almeno è morto bene, e mi ha incaricato di chiedere il vostro perdono», dice il religioso, alludendo all'uomo ucciso da Lodovico, il quale, per il meccanismo mimetico, potrà quindi chiedere perdono alla vedova e poi al fratello della vittima.
Dopo l'introduzione, a dar voce alle parole di Manzoni ha provveduto l'attore Antonio Zanoletti, che si è calato nella parte di Lodovico-Cristoforo con intensità, lungamente applaudito dalla folta platea. Oggi alle 18 il secondo incontro. L'attrice piacentina Mariangela Granelli leggerà La notte degli imbrogli (capitolo VIII) con il commento del professor Carlo Annoni dell'Università Cattolica.

Anna Anselmi

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