Lunedì 31 Ottobre 2011 - Libertà
«Così Strauss scriveva a Mahler»
Montenz ha curato gli epistolari ne "Il cammino parallelo"
piacenza - Di Richard Strauss e della sua Salomé si tornerà a parlare in prossimità della rappresentazione che andrà in scena al Teatro Municipale il 4 e il 5 febbraio, nell'ambito della Stagione lirica. Come venne accolta dai suoi contemporanei e soprattutto il tribolato rapporto con la censura, decisa a bloccarne l'esecuzione viennese per motivi "morali e religiosi", si può intanto cogliere nelle pagine del libro Il cammino parallelo, curato dal piacentino Nicola Montenz e presentato alla Fondazione di Piacenza e Vigevano dall'editrice Rosellina Archinto, dal critico musicale Carlo Maria Cella e dall'assessore alla cultura Paolo Dosi, che ha richiamato l'importanza degli epistolari - come quello tra Strauss e Gustav Mahler raccolto nel volume - per capire più in profondità l'opera di un artista. Archinto, che alla pubblicazione delle lettere tra famosi personaggi ha riservato un'intera collana, ha ribadito l'interesse per i carteggi che in generale («tra le poche eccezioni, Rilke che, con un po' di supponenza, pensava avrebbero pubblicato la sua corrispondenza») non nascono mai per essere letti da estranei.
Forse è proprio per questo, per la libertà che ci si accorda tra amici, che diventano bussole fondamentali per evincere il carattere autentico e le traversie interiori, al di là del volto mostrato in pubblico. Per i tipi Archinto era già uscito l'epistolario tra Richard Strauss e Stefan Zweig, librettista di Die schweigsame Frau.
Ne Il cammino parallelo i testi del compositore tedesco sono significativi, ma numericamente esigui: «Le lettere inviate a Mahler, notoriamente distratto, sono forse andate perdute» ha osservato Montenz. Ben più ampie le testimonianze scritte di suo pugno dal tormentato musicista austriaco che - ha commentato Cella - risulta oggi frequentatissimo nella programmazione sinfonica, ma che all'epoca faticava a trovare spazio per i suoi lavori. Comuni a Strauss e a Mahler sono gli strali contro i critici ("caproni" è uno degli epiteti affibbiati), ritenuti oltretutto colpevoli di fuorviare con i loro errori i gusti del pubblico. «Lei non può immaginare quanti rifiuti sto accumulando, uno dopo l'altro e ogni volta è la stessa storia: gente che davanti alle mie composizioni sobbalza sulla sedia per lo spavento, e poi tenta di spiegarmi che nessuno si assumerebbe mai il rischio di eseguire musica del genere» lamenta Mahler nel 1891. «Tutto questo inutile, eterno questuare, alla lunga mi risulta insopportabile». L'introduzione e l'apparato di note redatti da Montenz aiutano a collocare i due protagonisti, oltre a cantanti, impresari e direttori d'orchestra citati nel testo, all'interno del fecondo e complesso clima culturale della Germania e dell'Austria del periodo. La lettura consente, a distanza di oltre un secolo, di capire dunque meglio le aspirazioni di un musicista come Mahler che nel 1901 chiariva a Strauss di volere un'unica ricompensa dal suo lavoro di compositore: «Essere ascoltato e compreso».
In Fondazione sono risuonate le note di Lieder di Strauss e di Mahler, del quale il pianista Gianluca Piacenza ha proposto anche l'Adagietto dalla Quinta Sinfonia, «piaciuto enormemente» alla platea berlinese nel 1904, come aveva constatato Strauss che invece non aveva molto apprezzato questo quarto movimento.
L'iniziativa è stata organizzata dal Centro culturale italo-tedesco Goethe Zentrum nel centenario della morte di Mahler, avvenuta nel 1911, anno con cui si chiude l'epistolario con Strauss, avviato nel 1888.
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