Sabato 15 Ottobre 2011 - Libertà
«Stop all'osteoporosi»
Bobbio Esami specialistici all'ospedale grazie ad Ausl e Fondazione
Cagnoni: sperimentazione su oltre 4mila pazienti
bobbio - Oltre quattromila pazienti della media e alta Valtrebbia sono stati contattati dal primario dell'ospedale di Bobbio, Carlo Cagnoni, per avviare una nuova sperimentazione capace di prevenire le fratture ossee. Il test, partito nel 2009, ha già ricevuto apprezzamenti a livello nazionale e sarà realizzato in stretta sinergia tra il presidio ospedaliero di montagna («Ci dobbiamo spesso arrangiare da soli», constata Cagnoni), l'azienda Usl e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, pronto a partire in occasione della Giornata mondiale di prevenzione dell'osteoporosi, prevista per giovedì 20 ottobre. Nel piano di intervento aziendale del 2012, penalizzato da pesanti incognite sui trasferimenti nazionali e regionali, come emerso poche settimane fa in conferenza sociosanitaria («Non ho in mano la soluzione ma saremo bravi a trovare una via d'uscita», aveva promesso il direttore generale Andrea Bianchi), si parla di questo presidio come un vero e proprio "centro di eccellenza" per l'analisi e la cura delle osteopatie metaboliche, patologie "silenziose" che colpisce una donna su tre dopo i cinquant'anni e un uomo su cinque dopo i sessantacinque.
«Si tratta di un progetto di collaborazione con i medici di medicina generale - spiega Cagnoni - Comporterà un consistente dispendio di energia. Sono stati contattati nelle scorse settimane i pazienti che presentano un maggior rischio di frattura. Pazienti che, tempo fa, sono stati sottoposti a una terapia preventiva - prosegue - e valutati mediante un questionario. Abbiamo contattato 4500 persone, circa tremila hanno dato la loro adesione e sono state sottoposte al primo percorso sperimentale. Tra queste, nella seconda fase, circa mille persone potranno ora effettuare gli esami specialistici e di laboratorio indicati».
Una sperimentazione costosa per un piccolo ospedale? «Possiamo fortunatamente contare sul sostegno dell'Ausl e della Fondazione di Piacenza e Vigevano, sono contributi cruciali e fondamentali - risponde il primario -. Le difficoltà non mancano, comunque, sarà necessario impegnarci al massimo. Ci sono due medici in meno rispetto all'anno scorso, e pesa la situazione economica generale».
Una delle ultime critiche mosse da alcuni pazienti riguarda le stanze "promiscue" di alcuni reparti. Donne e uomini, insieme. «All'ospedale di Bobbio - replica Cagnoni - ci sono sei camere singole dotate di tutti i comfort, bagno, televisione e climatizzazione; abbiamo camere a due letti, altrettanto dotate, e tre camere da quattro letti. Cerchiamo di gestire questa disponibilità valutando le urgenze tecnico assistenziali dei pazienti. Evitiamo la promiscuità, ma può succedere in presenza di un'urgenza. La promiscuità si crea solo in situazioni emergenziali, che non derivano da una scarsa valorizzazione delle esigenze di privacy. Se un paziente non respira preferisco metterlo in stanza con una signora piuttosto che fargli fare 45 chilometri in ambulanza, dove rimarrebbe forse per 24 ore su una barella al pronto soccorso».
Elisa Malacalza