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Lunedì 7 Novembre 2011 - Libertà

piacenza - Per la curatrice Milvia Bollati sono "una visualizzazione della preghiera"

piacenza - Per la curatrice Milvia Bollati sono "una visualizzazione della preghiera". Certo è che questi otto splendidi corali benedettini che da ieri sono esposti nel sotterraneo della Cittadella Farnesiana grazie all'impegno congiunto di Comune, Istituto per i beni culturali della Regione, Ente Farnese, Diocesi, Parrocchia di San Sisto, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Camera di Commercio e Groupama sono il simbolo di una preghiera esaudita, quella di una città che finalmente si riappropria di uno dei suoi tesori ormai creduto irrimediabilmente perso. Tanti ne aveva il monastero di San Sisto soppresso in età napoleonica, a cominciare da quella Madonna Sistina di Raffaello venduta ad Augusto III elettore di Sassonia e re di Polonia e ora esposta a Dresda senza alcuna possibilità di ritornare a casa. A lasciare Piacenza è stato anche il prezioso Salterio di Angilberga, restituito alla comunità cittadina solo nel 1825 grazie alla generosità di Giuseppe Poggi.
È invece destinata a restare anonima l'identità del collezionista privato, grazie alla cui generosità Piacenza può accogliere la mostra I corali benedettini di San Sisto a Piacenza, inaugurata ieri pomeriggio nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese alla presenza dell'assessore Anna Maria Fellegara, della soprintendente per i Beni librari e documentari della Regione Emilia Romagna Rosaria Campioni, del direttore dell'Ufficio per i beni culturali della diocesi di Piacenza-Bobbio don Giuseppe Lusignani e della curatrice Milvia Bollati.
«Non è importante sapere chi io sia», ha dichiarato l'anonimo collezionista a margine dell'inaugurazione alla quale hanno partecipato tanti piacentini. «Ciò che conta ora è che Piacenza possa di nuovo apprezzare un patrimonio artistico che le appartiene. Mi sono trovato vis a vis con gli otto corali quasi per caso e ho ritenuto doveroso non disperdere queste opere: sarebbe stato un delitto». Ha ragione il magnanimo collezionista: l'esposizione, che oltre ai preziosi manoscritti si avvale anche di una pannellistica didascalica e di supporti multimediali oltre che di una sezione dedicata all'ars scrittoria, offre per la prima volta alla città la possibilità di ammirare un tesoro riccamente miniato da alcuni dei più importanti decoratori dell'area lombarda del Quattrocento, fra cui Francesco da Castello, Matteo da Milano e l'anonimo Maestro di San Giorgio Maggiore a Venezia. Proprio a lui si devono le ricche miniature che ornano l'Antifonario 4, i cui testi e le cui melodie sono state riprese ieri per la celebrazione dei Vespri svoltasi nella chiesa di San Sisto alla presenza del vescovo Gianni Ambrosio e della Cappella Musicale della Cattedrale di Lodi guidata da don Piero Panzetti e accompagnata all'organo da Elvira Soresini.
«La riscoperta di questi manoscritti offre l'occasione di apprezzare anche la valenza artistica e culturale del monastero benedettino di San Sisto» ha evidenziato l'assessore Fellegara: e non a caso infatti, come hanno ricordato la curatrice della mostra Bollati e la soprintendente Campioni, il catalogo «non solo presenta le schede analitiche dei corali, ma si avvale anche di una serie di saggi che ripercorrono la storia "intricata" del monastero benedettino, oltre alle variazioni liturgiche testimoniate dai manoscritti».
«La liturgia non può fare a meno dell'arte» ha commentato don Lusignani. «Entrambe sono "terre di mezzo", realtà fra cielo e terra che, come sostiene Heidegger, permettono di scoprire la verità delle cose». E quella rivelata dai corali benedettini di San Sisto è una verità fatta di generosità e di arte finalmente restituita a una città che può andarne fiera.

Betty Paraboschi

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