Domenica 6 Novembre 2011 - Libertà
Nel futuro della Galleria Ricci Oddi un museo di arte contemporanea?
Se ne è parlato a Tempo Reale: contrario Anelli, favorevoli Gazzola, Xerra e Iori
piacenza - Quale futuro per la Galleria d'arte moderna Ricci Oddi? Il tema è stato dibattuto nella scorsa puntata di Tempo reale, la trasmissione sull'attualità piacentina condotta da Giovanni Palisto su Telelibertà.
A sollecitare l'interesse per le sorti della pinacoteca inaugurata nel 1931 è stata una concomitanza di fattori, tra cui i recenti festeggiamenti per l'80° compleanno e il via libera da parte della competente Soprintendenza al progetto esecutivo per i lavori a Palazzo ex Enel in via Santa Franca, dove è previsto l'ampliamento del museo di via San Siro. Ne hanno parlato in studio quattro nostri concittadini: Vittorio Anelli, presidente del consiglio di amministrazione della Ricci Oddi, il critico Eugenio Gazzola, membro del consiglio di amministrazione, l'artista William Xerra e Ivo Iori, preside della Facoltà di architettura di Parma, appassionato d'arte e collezionista.
Sono state inoltre mandate in onda interviste ai passanti, al sindaco Roberto Reggi e a Giacomo Marazzi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, proprietaria del Palazzo ex Enel, sulla cui destinazione, scendendo nei dettagli, sembra non esserci ancora unanimità.
Palisto ha accennato alla possibilità di ricavarne un museo di arte contemporanea, ipotesi esclusa però da Anelli: «La Ricci Oddi è un museo di arte moderna» ha sottolineato. Gazzola ha evocato una soluzione tipo il Pac (Padiglione di arte contemporanea) di Milano, più che un museo. Il critico ha quindi suggerito di riflettere su cosa si intenda per contemporaneo e invitato a ragionare più su un discorso di mostre. Magari partendo dai nomi della raccolta di via San Siro, come Francesco Paolo Michetti, che «ci apre la strada sul contemporaneo», perché iniziò da pittore, tralasciò tele e pennelli per la fotografia, per tornare poi a esercitare l'arte del dipingere. «Penso a un'esposizione che metta a confronto Michetti con grandi fotografi contemporanei», per indagare «il nostro rapporto con il vero».
La strada delle mostre è stata indicata anche da Iori, che ha evidenziato, dalla sua esperienza personale (per esempio, nel 2009 a Palazzo Bossi Bocchi a Parma l'esposizione Tre pittori per Roberto Tassi, ossia Morlotti, Sutherland e Ruggeri, per una spesa inferiore a 25mila euro), come non sia indispensabile lanciarsi su eventi faraonici. «Meglio - ha argomentato - iniziative di costo contenuto mirate a creare una base culturale che ancora non c'è». Da valutare con attenzione l'esposizione delle opere provenienti dai depositi (più di ottocento pezzi, quasi il doppio della dotazione lasciata dal fondatore), «spesso giunte per donazione, senza un progetto che invece era chiarissimo nella mente di Ricci Oddi».
Per Xerra rimane fondamentale credere in quello che si fa. Da qui nasceva la maggiore vivacità culturale sperimentata in passato da Piacenza, la quale però - ha osservato l'artista, che tenne la sua prima mostra a Palazzo della Borsa nel 1952 - non ha mai valorizzato appieno il museo di via San Siro. «Probabilmente a causa delle amministrazioni che si sono susseguite, ma ho sempre visto la Ricci Oddi abbastanza spenta. I direttori si sono sempre lamentati del denaro che mancava, però bisogna soprattutto crederci nelle cose».
Il nodo bilancio è stato affrontato da Anelli, che ha ringraziato il Comune per i circa 300mila euro stanziati ogni anno e il personale lì dislocato. Come affermato anche da Reggi nell'intervista esterna, Anelli stesso ha comunque auspicato ci possa essere un maggior contributo di sponsor privati.
Anna Anselmi