Sabato 24 Settembre 2011 - Libertà
Il forum "Tutti campioni" all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano moderato dal giornalista Paolo Gentilotti. Doping, fra danni e tradimento dello sport
Francesco Botré: Yuri Chechi sempre se stesso, la sua carriera è durata 25 anni
«Con il doping in primo luogo si consuma il tradimento di un giuramento sportivo, poi ci sono i danni alla salute provocati dall'utilizzo di sostanze illecite». E' questo il messaggio che ha trasmesso Francesco Botré, direttore del laboratorio antidoping di Roma, docente all'università La Sapienza ed ex presidente dell'Agenzia mondiale antidoping, dall'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano nel corso del forum "Tutti campioni". Con lui anche il direttore del dipartimento di Emotrasfusione del Policlinico Gemelli, Giuseppe D'Onofrio.
Alla base di quello che nel dibattito moderato dal giornalista Paolo Gentilotti, caposervizio della redazione sportiva di Libertà, è stato presentato come «frode e problema etico», secondo l'esperto, vi sarebbero «insicurezza, volontà di migliorare le prestazioni senza sforzo e quindi l'insoddisfazione dell'esercizio fisico». Più o meno, ha spiegato Botré, quello che avviene con le forme di tossicodipendenza in cui ai soggetti interessati «non bastano più le emozioni della vita quotidiana». Fenomeno tipico di chi, credendo di «prendere una scorciatoia, finisce per imboccare una deviazione». Il contrario dell'esperienza maturata dall'ex ginnasta Yuri Chechi, modello positivo, la cui presenza al Festival del diritto è stata compromessa da un'improvvisa varicella che non ha impedito di instaurare un breve collegamento telefonico. Dal campione toscano, dunque, solo un saluto e il rammarico per l'assenza. «La sua carriera - ha evidenziato il direttore del laboratorio antidoping - è durata 25 anni, certi atleti dopati invece si sono spenti nel volgere di qualche stagione. Questo perché Chechi ha voluto restare se stesso, scegliendo di guarire fisiologicamente dalle problematiche ai tendini che lo affliggevano e di preservare la sua integrità ad un livello più alto di ogni vittoria».
In campo tecnico, è emerso dal confronto tra i due specialisti, l'Italia si rivela comunque all'avanguardia nel controllo del doping. Sono infatti 15mila le analisi effettuate ogni anno nella capitale su 300 sostanze dopanti che mettono comunque in luce quasi un caso di illecito al giorno: «I nostri sportivi sono tra i più monitorati al mondo: in proporzione sulla popolazione i controlli superano quelli degli Stati Uniti» ha dimostrato Botré. «La tecnologia - ha affermato - deve stare al passo e consentirci di smascherare più velocemente le cosiddette sostanze invisibili, che col tempo vengono comunque alla luce, ma è necessaria però una spinta sociale per spingere i giovani a rifiutare i farmaci proibiti».
Filippo Columella